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di Lav Diaz
Philippines/France/Portugal/Denmark
Produzione
Films Boutique: Jean-Christophe Simon e Gabor Greiner
Epicmedia Productions: Bianca Balbuena e Bradley Liew
Rosa Filmes: Joaquim Sapinho
Snowglobe Film: Eva Jakobsen, Katrin Pors e Mikkel Jersin
L’ultimo film di Lav Diaz, vincitore del Pardo d’oro nel 2014, ha incontrato più ostacoli che ne hanno interrotto le riprese: prima un’eruzione vulcanica, poi il coronavirus. Nondimeno, il regista è determinato a portare a termine questa storia di vendetta, che pone domande pressanti in un periodo di confusione come quello in cui versano oggi le Filippine.
– Julian Ross, Comitato di selezione
Non ricordo esattamente l’anno in cui ho visto questo film, il primo di Michael Haneke. Ma so che era la metà degli anni Novanta, forse il ’94, ’95, ’96 o ’97, ed ero a New York. Grande fatica e grandi sogni, quell’epoca, per me, artisticamente e non solo. Vivevo nel ventre, nei sotterranei della grande città, sapendo, sotto sotto, almeno nel mio cuore, che in qualche modo avrei fatto cinema, un giorno. Facevo tre o quattro lavori al tempo stesso, tra cui il principale era lavoro d’ufficio per un giornale filippino. Mandavo tutti i soldi che guadagnavo con questo lavoro a casa, e facevo altri lavoretti per la sopravvivenza e, soprattutto, per perseguire il mio sogno cinematografico e procurarmi le costosissime pellicole 16mm. Nei ritagli di tempo, nel cosiddetto tempo libero o un po’ più libero guardavo film. Camionate di VHS a noleggio erano la mia dieta. Ricordo che mi è rimasta addosso una sensazione di grande paura, dopo avere visto Il settimo continente (1989). La ricordo chiaramente ancora oggi. Era una gelida notte d’inverno e sono andato a prendermi un buon caffè forte e una fetta di cheesecake dozzinale al mio deli arabo-cattolico preferito. La paura che provavo non aveva nulla a che fare con i tipici «trip del terrore» da film horror. C’era, in quel film, una semplicità, un’esattezza nell’addentrarsi negli orrori della vita reale, ed è proprio questo, il punto: la vita in sé è l’orrore. TU sei l’orrore. Il pessimismo è la verità essenziale di questo film; sta a te accettarla o meno. Non c’è scampo da questo inferno chiamato vita. Io, seppur senza rassegnazione, quella verità l’ho accettata.
– Lav Diaz