News  ·  06 | 08 | 2020

Apriamo le porte!

Iniziano gli Open Doors Screenings, quest’anno in forma inedita.

Quest'anno, in occasione di Locarno 2020 - For the Future of Films, gli Open Doors Screenings raddoppiano. Interfaccia pubblica dell'iniziativa Open Doors, organizzata tramite una collaborazione sinergica tra il Locarno Film Festival e la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), gli Open Doors Screenings propongono una vetrina di produzioni cinematografiche rappresentative delle tendenze e dei talenti più rappresentativi nelle regioni in focus. Questa missione tradizionale degli Open Doors Screenings è assolta in quest'edizione dalla proposta on line di dieci lungometraggi e dieci cortometraggi in provenienza da Birmania, Indonesia, Malesia e Filippine. Come per il resto della programmazione 'virtuale' di Locarno 2020, i film saranno disponibili per tutto il periodo della manifestazione, dal 5 al 15 agosto. Sul fronte delle attività in situ, gli Open Doors Screenings assumono invece una forma inconsueta, denominata Through the Open Doors - ovvero, Attraverso le porte aperte. Si tratta di una programmazione di dieci lungometraggi che rappresentano emblematicamente le passate diciassette edizioni delle attività di Open Doors e degli Open Doors Screenings. La selezione, infatti, include da un lato, titoli presentati nell'ambito dei precedenti focus regionali degli Open Doors Screenings, ma anche, dall'altro, opere che, presentate come progetti presso la piattaforma di coproduzione di Open Doors, sono state completate con successo negli anni seguenti. È il caso del film di apertura di Through the Open Doors in programma il 6 agosto, Made in Bangladesh di Rubaiyat Hossain. Potente grido di denuncia sulla condizione delle lavoratrici tessili di Dacca, questa storia di presa di coscienza sindacale, sorta di Norma Rae del Bangladesh, che avrebbe dovuto essere anche l'apertura del FIFDH-International Film Festival and Forum on Human Rights di Ginevra, è un parto concepito dalla coraggiosa autrice grazie alla partecipazione alle attività di Open Doors. Nel 2016, Rubaiyat Hossain partecipò al Lab, il laboratorio per produttori e autori emergenti mirato ad una formazione verso la coproduzione internazionale. Il suo progetto per Made in Bangladesh è stato poi selezionato per l'Hub, la piattaforma di coproduzione di Open Doors nel 2017, trovando le basi per il sostegno di coproduttori e istituzioni in diversi paesi europei. Con una progressione esemplare, l'intraprendente Hossein è tornato a Open Doors anche nel 2018, come produttrice di Sand City, progetto del primo lungometraggio di Mahde Hasan, giovane regista il cui A Boring Film è selezionato quest'anno nei Pardi di Domani, primo cortometraggio dal Bangladesh ad entrare in questo concorso locarnese.

Paolo Bertolin

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