News  ·  12 | 08 | 2021

Sonia Peng | Intervista scritta

Scenografa | Premio Cinema Ticino

© Locarno Film Festival / Ti-Press / Samuel Golay

Sonia Peng, lei è una scenografa tra le più apprezzate del cinema italiano, e ha vinto il Premio Cinema Ticino 2021. Quando ha capito che la scenografia sarebbe diventata la sua forma prediletta di espressione artistica?

Iniziando a lavorarci, a fare gavetta, non è stata una scelta pianificata. Ho studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e, una volta uscita, ho trovato diverse opportunità di lavoro nel campo della pubblicità. Uno dei primi lavori nel campo cine-televisivo l’ho avuto in Ticino. Si trattava di una piccola sit-com, intitolata Zanzibar, girata proprio qui nel locarnese. Dopo questa esperienza non sono più tornata professionalmente nel cantone, anche se sono molto legata ai luoghi in cui sono nata e cresciuta. Ho sempre lavorato in Italia.

Le sue creazioni sono essenziali all’interno del film, eppure sono capaci di non farsi notare. Come concepisce il lavoro scenografico?

Lo scenografo lavora sul visibile sempre a fianco del regista e a partire dalle indicazioni presenti in sceneggiatura. Occorre poi cercare un accordo con il direttore della fotografia, in materia di colore, e con il costumista. È per me importante che la scenografia risulti discreta, che non prevarichi il racconto o l’interpretazione di attori e attrici. La scenografia deve risultare in armonia con la messa in scena e con gli altri elementi del visibile.

Come entra in sintonia con registi così differenti?

La sintonia personale e professionale con i vari registi va cercata ogni volta in maniera diversa. I fattori in campo nel mio lavoro sono molteplici: la mia fantasia, il rapporto con il regista, con la sua visione del film; anche il budget gioca un ruolo fondamentale. Nel mio lavoro scenografico devo sempre tenere conto del denaro a disposizione.    

C’è uno scenografo che l’ha particolarmente ispirata nel suo lavoro?

Ne cito almeno uno: Dante Ferretti, di cui amo osservare i dettagli del lavoro scenografico. Per me è il più bravo in assoluto. Amo in particolare la costruzione in profondità degli ambienti, le scelte cromatiche e soluzioni visive particolarmente incisive.

In Fortapàsc, film presente al festival a testimonianza del suo lavoro, quali sono state le considerazioni estetiche che l’hanno guidata?

Abbiamo girato a Napoli e dintorni, in luoghi reali e molto suggestivi. Il capoluogo campano possiede molte risorse dal punto di vista visivo. Marco Risi, il regista, è molto pignolo e visionario, per lui il lavoro scenografico è centrale, e quindi ho dovuto fare un grande lavoro di ricerca. Abbiamo anche ricreato gli ambienti post-terremoto degli anni ottanta, cercando edifici in fase di demolizione.

Intervista a cura di Mattia Lento

 

Sostieni ora il Locarno Film Festival con una donazione