News  ·  01 | 08 | 2018

Galassia McCarey

Retrospettiva

Nel 1938 McCarey vinse l’Oscar come miglior regista per The Awful Truth, un grande classico della “screwball comedy”. Quasi sempre buon giudice dei propri film, McCarey pensava che l’Academy si fosse sbagliata e che l’Oscar avrebbero dovuto darglielo per Make Way for Tomorrow, “il più straziante film americano sulla vecchiaia”, girato subito prima e che restò il suo film prediletto. Frank Capra scrisse nella sua autobiografia che nessuno batteva McCarey nella commedia; da parte sua Douglas Sirk poté dichiarare che McCarey aveva portato il melodramma al suo apogeo. Going My Way e The Bells of St. Mary’s, due film con personaggi di religiosi eccentrici (Bing Crosby e Ingrid Bergman), rimasti i suoi maggiori successi, non rientravano in alcun genere precostituito e furono da lui imposti ai produttori riluttanti. Ci si può interrogare riguardo a quale genere appartenga il meraviglioso dittico Love Affair / An Affair to Remember, due film realizzati a distanza di 18 anni che vivranno ormai per sempre l’uno nella memoria dell’altro.

Per il suo genio inventivo (che molto deve all’improvvisazione e alla libertà del cinema comico muto), McCarey fu a Hollywood uno dei maggiori e più sensibili esploratori degli esseri umani, scandagliati nella lente ravvicinata e microcosmica del cinema, nello spettacolo intimo della loro fragile e sorprendente bizzarria, che può ben celare un fuoco interiore. E resta per noi oggi un caso critico di affascinante complessità che vale la pena indagare e approfondire. Di qui l’idea di questa Retrospettiva, che abbiamo voluto fosse la più completa possibile. Sono mostrati a Locarno tutti i lungometraggi (salvo i perduti Society Secrets e Red Hot Rhythm). Dei numerosi cortometraggi degli Hal Roach Studios (le serie di Charley Chase, di Laurel & Hardy, di Max Davidson) sono presentati quasi tutti quelli nella cui realizzazione McCarey ebbe un ruolo decisivo o come “director” o come “supervisor”, e spesso anche autore della “story”. Segnaliamo che di Good Sam presentiamo anche l’inedita versione lunga e che altre rarità contrassegnano il programma, come i due film televisivi. Suggeriamo di esplorare i molteplici percorsi offerti dalla Retrospettiva prestando la dovuta attenzione al primo periodo sonoro, ancora poco conosciuto e ricco di sorprendenti rivelazioni, e alla parte finale della sua carriera, rimasta a lungo incompresa e che invece costituisce uno dei più affascinanti e riassuntivi finali di partita mai compiuti da un cineasta americano.

McCarey aveva sempre considerato il suo iniziale lavoro di assistente di Tod Browning come un apprendistato unico proprio perché il maestro “scriveva, dirigeva e montava i suoi film da sé”. Dentro il cosiddetto “cinema hollywoodiano classico” (una definizione di cui prima o poi dovremmo liberarci per sempre), McCarey, dagli anni Venti ai primi anni Sessanta, ha trovato e percorso fino in fondo la “sua via”.  

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