News  ·  06 | 08 | 2018

"Un film girato nel giardino dell'Eden"

Intervista a Mélanie Thierry, attrice di "Le vent tourne" - Piazza Grande

Il film sarà proiettato in Piazza Grande, davanti a 8000 persone. Cosa prova sapendo che avrà luogo una proiezione simile?

Non sono mai stata a Locarno prima, ma me ne hanno parlato spesso, e mi è stato detto che c’è una sorta di emozione un po’ magica, con la valle e le montagne. 8000 persone? È tanto, sono molto curiosa di vedere le dimensioni dello schermo, fatico a immaginarle. Spero che la pioggia non rovini l’esperienza.

 

Cosa l’ha colpita del personaggio di Pauline?

I progetti non arrivano mai per caso, secondo me. Avevo appena finito di girare un altro film, La douleur, ed era stata un’esperienza faticosa. Non avevo più voglia di fare nulla, ed è arrivata la sceneggiatura di Le vent tourne. Mi sono riconosciuta nel personaggio, essendo cresciuta in parte in una fattoria, e potevo riconnettermi con la mia infanzia. Mi sono sentita molto libera interpretando Pauline.

 

Uno dei punti di forza del film è il rapporto tra i personaggi e il paesaggio. Come ha lavorato su questo dal punto di vista della recitazione?

Bertrand Tavernier, con cui ho lavorato in passato, diceva che sono un’attrice da aria aperta, ho un rapporto molto istintivo e intuitivo con la natura. Mi riconnetto facilmente con gli elementi pur essendo una perfetta parigina. Mi sarebbe piaciuto fare di più, non solo tre settimane di riprese. Con Pierre Deladonchamps mi sono esercitata molto in una fattoria del Giura, ho lavorato nei campi, ho imparato a mungere le capre, a preparare il formaggio, a comunicare con gli animali. È stata un’esperienza molto emozionante, quasi mistica. Ho un ricordo bellissimo della lavorazione, ho imparato molto.

 

Lei ha lavorato con registi come Giuseppe Tornatore e Terry Gilliam. Com’è stato il rapporto con Bettina Oberli?

Mi aveva già convinto con la sceneggiatura, e mi piaceva il fatto che avesse un’idea chiara di ciò che voleva fare. Poi va detto che non è stato facile all’inizio, perché io in quanto francese posso essere un po’ brutale, non siamo sempre molto educati. Non sono sempre stata gentilissima con lei, ma poi abbiamo lavorato bene insieme, e secondo me abbiamo prodotto un buon risultato.

 

E il rapporto con il resto del cast?

Pierre è diventato un grande amico. È bello poter lavorare a dei film dove incontri persone con cui avrai un rapporto d’amicizia anche fuori dal set, e Pierre è una di queste. Penso che Nuno Lopes sia stato molto coraggioso, perché a differenza di Anastasia Shevtsova, che interpreta Galina, non parla molto bene il francese e aveva molte battute da imparare. Sono anche due attori molto diversi: Anastasia ha ancora una certa innocenza, è giovane, ha vent’anni, recita in modo molto istintivo; Nuno invece ha già vinto un premio a Venezia, ha una certa esperienza e una consapevolezza diversa del mestiere dell’attore. Credo che avesse un po’ di difficoltà, con tutte quelle battute in una lingua che non conosce, ma mi piace molto l’ambiguità che ha dato al personaggio. Ci siamo trovati benissimo tutti insieme in questa specie di giardino dell’Eden che era la fattoria dove abbiamo girato il film.

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