News  ·  09 | 04 | 2019

John Waters, Pardo d'onore Manor 2019

John Waters Pardo d'onore Manor di Locarno 72

Pardi d'oro e fenicotteri rosa. Quello di Locarno72 sarà un Pardo d'onore irriverente, scomodo, dissacrante. E irresistibile. A riceverlo il 16 agosto in Piazza Grande sarà John Waters, per l'appunto Pardo d'onore Manor 2019. Sarà lui, l'eccentrico di Baltimora a ricevere il premio che è stato, per citarne solo alcuni, di Jean-Luc Godard, Ken Loach, Michael Cimino e Agnès Varda.

Regista, sceneggiatore e attore statunitense, a Locarno John Waters sarà protagonista delle proiezioni di A Dirty Shame e Female Trouble; durante la settantaduesima edizione del Festival il pubblico potrà letteralmente sentire il profumo più o meno gradevole del suo cinema. Polyester infatti sarà presentato in odorama - una delle prime esperienze di cinema olfattivo - esattamente come fu proposto nel 1981, grazie al "supporto odoroso" distribuito agli spettatori prima dello spettacolo. Profumi e parole che il popolo festivaliero potrà poi ritrovare e indagare nella classica chiacchierata con il regista allo Spazio Forum, in programma l'ultimo giorno di Festival, sabato 17 agosto.

Classe '46, di Baltimora, da mezzo secolo John Waters è un distributore di carezze alla follia e sberle a Hollywood. Dietro la macchina da presa appena ventenne, con Hag in a Black Leather Jacket (1964) e Roman Candles (1966), in quegli stessi anni stringe il sodalizio con Harris Glenn Milstead, alias Divine, la sua musa ispiratrice e protagonista del suo primo lungometraggio Mondo Trasho (1969), una figura e un'icona che lo accompagnerà durante gran parte della sua opera. Segue Multiple Maniacs (1970), pellicola con cui si guadagna il soprannome di "Prince of Puke". Nel '72 la svolta con Pink Flamingos, pellicola manifesto del cinema trash che gli regala la notorietà definendo e consacrando il suo stile, a cui seguiranno Female Trouble (1974) e Desperate Living (1977). Nel 1988 raggiunge il successo mainstream con Hairspray (Grasso è bello), l'ultimo film con Divine, che muore poco dopo la fine delle riprese. A inizio anni Novanta Johnny Depp lo accompagna in Cry-Baby (1990) e nel '94 esce Serial Mom (La signora ammazzatutti), sintesi fra l'antica poetica provocatoria ed estrema e il genere della commedia satirica politica. Dopo diverse esperienze come attore torna a lavorare come regista con Pecker (1998) e con il film Cecil B. DeMented (2000), con Melanie Griffith e Maggie Gyllenhaal. Nel 2004 A Dirty Shame conferma ancora una volta il suo interesse per la trasgressione dei valori tradizionali.

E Hollywood? A Hollywood Waters augura la morte. Lo fa in Cecile B. DeMented (in Italia uscito con il titolo A morte Hollywood), il film che Locarno avrà modo di scoprire, o riassaggiare, in una notte di cinefila pazzia. La pellicola di Waters sarà infatti l’ultima protagonista delle Crazy Midnight di Locarno72, le "seconde prime visioni". Ovvero la Piazza Grande dopo mezzanotte, quando il ricordo del tappeto rosso inizierà ad affievolirsi e sul grande schermo potrà esplodere un cinema controcorrente, audace, a suo modo estremo. Ma questo ve lo raccontiamo da un'altra parte.

Offrire a John Waters uno degli omaggi più alti del Festival nella mia prima edizione come Direttrice - afferma Lili Hinstinm - è un manifesto perfetto. La sua opera sfrontata, ludica e gioiosa, è un simbolo di libertà lontano dal “politicamente corretto” che regna oggi. Il suo impegno politico ed estetico è fondamentale in questi tempi e sono estremamente felice e onorata di condividere il suo incredibile lavoro con il pubblico di Locarno.

John Waters ha anche indicato Show People, di King Vidor (1928) quale film d'apertura di Locarno72, musicato dall'Orchestra della Svizzera italiana diretta da Philippe Béran. "Qualsiasi film che faccia ironia su Hollywood - racconta Waters - che prenda in giro gli esordi di Gloria Swanson, in cui compaia Marion Davies (la più famosa “amante ufficiale” della storia), che sia diretto da King Vidor (di cui amo specialmente Beyond the Forest e Stella Dallas), e che poi abbia un cameo di Louella Parsons, Charlie Chaplin e Douglas Fairbanks, non può fare schifo. Anzi, mi suona proprio perfetto.

 

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