News  ·  05 | 11 | 2019

un (non) film di enrico ghezzi

Come montare 900 ore di utopia

"Farò un film!"
enrico ghezzi, set di Piccoli orrori - 1994
 

Giovedì 15 agosto, GranRex, Locarno72. Lili Hinstin, Carlo Chatrian, Albert Serra e Béla Tarr consegnano a enrico ghezzi il Premio dell'Utopia; un premio inesistente, prima che si pensasse a lui. Uno dei momenti più carichi di cinema dell'ultima edizione del Locarno Film Festival, l'omaggio a un visionario e a una visione del cinema. Che lui stesso in una potente chiacchierata con la LocarnoLive TV ha provato a raccontarci.

Poi, tornato a casa, enrico ghezzi si è rimesso al montaggio. A (ri)vedere, sondare, associare e dissociare. Sì, enrico ghezzi e una redazione di quindici persone stanno montando un film, prodotto da Zomia e da H12. Da poco più di un anno sono all'opera per realizzare Gli Ultimi Giorni dell'Umanità, un (non) film, o come direbbero loro una "cosa" di enrico ghezzi e malastradafilm. Cento minuti in grado di raccontare novecento ore. Già, perché Gli Ultimi Giorni dell'Umanità sarà quella cosa capace di sintetizzare e sublimare l'archivio (o archiv-io) di enrico ghezzi; le sue 500 cassette registrate dall'enrico sedicenne degli anni '70 all'enrico che ha spento la videocamera nel 2007, quando tutti l'hanno trovata nello smartphone. Dentro c'è di tutto. C'è enrico, il suo intorno e il suo (inedito) interno.

Ci sono Martina, Aura e Adelchi, i suoi figli. C'è il G8 di Genova, c'è il Paese e ci sono paesi, c'è Enrico Mentana e c'è Moana Pozzi. C'è il cinema, tanti cinema: Michelangelo Antonioni, Michael Cimino, Philippe Garrel, Quentin Tarantino, Catherine Deneuve, John Malkovich, Mario Martone... C'è il cinema che è anche il cinema di Locarno, quello di amicizie antiche e solide, di Ermnanno Olmi e Bernardo Bertolucci, Dario Argento e Abel Ferrara, Wim Wenders e - di nuovo, ma prima - Béla Tarr.

Ci sono 700 ore di girato. Per poterlo srotolare, assorbire e ordinare la redazione di enrico ha costruito un macchinario: La Macchina che cattura l'eccedenza. Una macchina che forse, chissà, somiglia al cervello di enrico, o quantomeno ai suoi occhi; un macchinario che solo a provare a raccontarlo viene il mal di testa: cavi, monitor, audio e video, -in e -out, cinque postazioni di montaggio su cui puntano tre telecamere, collegate a una regia. Il risultato? Riprendendo il team al lavoro sulle 700 ore di archivio le tre telecamere ne hanno generate altre 200, di ore. E siamo a quasi 1000: mille ore, sessantamila minuti da cui ora, con una sorta di operazione cinefilo-omeopatica, va estratta una seicentesima parte, per arrivare a un film di 100 minuti: Gli Ultimi Giorni dell'Umanità, un film (con) dentro gli occhi di enrico ghezzi. 

Per farlo, per riuscirci, per sostenere una troupe di quindici persone che da qui a maggio cercherà di chiudere il film, è nato eccedance, la piattaforma di crowdfunding per riuscire a dare l'economia necessaria al progetto. Utopia? Forse. Ed è per questo che ci piace.


"Perché aprire una redazione per completare il montaggio di un film?
chiedono.
Perché non ci è mai interessato fare senza vivere, senza amare.
Auguri, dicono.
Arrivederci.
Proponiamo un’economia folle, un’economia della follia.
Chiediamo a chi crede, chiediamo in giro, smuoviamo le acque.
Dopotutto è abbastanza singolare aprire, oggi, uno spazio d’attraversamento libero, che fa palinsesto per mettere in forma un film.
Bene.
Bene, si dice a più voci.
Si aggiunge: A mezzogiorno il cinema morirà.
Benissimo."

 

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