News  ·  07 | 08 | 2019

Il debutto di Ginevra

Piazza Grande - Magari

Magari è la tua opera prima, ma è un’opera prima che mostra già un alto livello di maturità. Quanto ti sono stati utili tutti i lavori cinematografici che hai fatto prima di compiere il grande salto alla regia? 

La mia esperienza come produttrice e distributrice è stata molto utile, soprattutto nell’aspetto più gestionale della regia. Il fatto di essere stata spesso sul set, di aver osservato, guardato, mi ha aiutata molto ad avere le priorità chiare, il senso del tempo e della flessibilità necessarie per rimanere “sana di mente”.

La traccia narrativa segue le curve emotive di bambini che si trovano a dover convivere con il trauma del divorzio dei genitori. Qual è il tipo di eredità che comporta un passaggio così profondo da un “prima” a un “poi” nell’età in cui si costruisce la crescita di una persona?

Direi un’eredità forte e fondante. Il film parla proprio di questo, di piccoli momenti, di emozioni, dei desideri di questi ragazzi che trovano ognuno una maniera per fronteggiare il loro dolore e la loro vita. La storia segue passo passo i movimenti intimi dei bambini, attraverso i quali guardiamo il mondo degli adulti, mettendo in mostra il loro sguardo e le loro voci interne.

Com’è avvenuta la scelta degli attori quando stavi progettando il film? Hai avuto in mente fin da subito Alba Rohrwacher, Riccardo Scamarcio e gli altri oppure è stato il frutto di un percorso di scelte graduali?

Per prima cosa abbiamo fatto il cast dei bambini, che sono il centro del film. Dovevamo trovare bambini bilingui e con una vaga somiglianza tra loro. Volevo inoltre dei bambini che non avessero esperienza di set o di teatro, che fossero il più naturali possibili. Dopo aver trovato Milo, Ettore e Oro ci siamo dedicate con Barbara Melega alla ricerca degli adulti. Sapevo sin dall’inizio di voler lavorare con Alba, che avrebbe dato a Benedetta leggerezza e spessore allo stesso tempo. Ammiro il lavoro di Riccardo da anni, ma dopo averlo visto in Euforia di Valeria Golino mi sono innamorata della sua umanità e della sua delicatezza e gli ho proposto il ruolo di Carlo. Sono felice che abbia accettato perché ha portato al film e al personaggio una grandissima verità è vitalità.

Come hanno cambiato i personaggi, Alba Rohrwacher e Riccardo Scamarcio, facendoli loro?

Sono stati entrambi estremamente generosi e collaborativi sia con me che con i bambini. È stato veramente meraviglioso poter lavorare con due attori così talentuosi, e vedere i personaggi prendere vita con loro è stata una grandissima emozione. Entrambi hanno dato tanta verità e spessore ai personaggi.

La proiezione in Piazza Grande di stasera non rappresenta soltanto l’inaugurazione della 72a edizione del Festival, ma segna anche l’inizio dell’avventura della nuova Direttrice del Festival, Lili Hinstin. È il segno di una qualità al femminile?

Sono estremamente felice di poter aprire il Festival nel primo anno di Lili Hinstin, una donna della mia generazione, che ammiro. Mi dà speranza che le cose stiano cambiando, e che le donne stiano trovando un posto nel mondo del cinema. C’è ancora molto da fare, ma gruppi come SWAN in Svizzera, 50/50 in Francia e Dissenso comune e Women in Film in Italia stanno cambiando le cose: sono sicura che ci sarà sempre più spazio per le voci femminili.

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