News  ·  17 | 08 | 2019

Damien Manivel

Pardo per la migliore regia (Leopard for Best Direction) of the City and Region of Locarno

«Liberamente ispirato all’assolo di danza Mother (1921) di Isadora Duncan», si legge nei titoli di coda di Les Enfants d’Isadora, e davvero la regia dell’ex ballerino Damien Manivel si rivela integralmente tesa nel tentativo di trasporre questa danza in cinema. Diviso in tre atti, ciascuno con la sua protagonista, e unificato da date che collocano le esperienze di queste donne sotto uno stesso cielo, il film opera su un delicato equilibrio tra ripetizione e variazione, riproponendo i gesti ideati da Isadora Duncan attraverso tre corpi e tre esperienze di vita, in una dimostrazione di come l’arte, partendo da un singolo, si riverberi nel mondo e vi riecheggi.

Prima, una giovane danzatrice studia le notazioni e le parole di Duncan, che raccontano di come Mother sia nato dal suo struggimento per i figli morti. Poi, un’insegnante cerca di aiutare una ragazzina a far propria la coreografia. Infine, una spettatrice che assiste alla danza, tornata a casa, ne ripete i movimenti.

Con una scelta registica di estremo rigore e chiarezza, Manivel, che a Locarno aveva già presentato Un jeune poète ricevendo una menzione speciale nel Concorso Cineasti del presente 2014, si libera di tutto l’inessenziale per raccontare Mother con totale dedizione: sebbene percepiamo che al bordo dell’inquadratura si muova la vita quotidiana dei personaggi, allusa da piccole tracce (una catena di post-it, una telefonata, una fotografia), al centro della scena rimane solo l’assolo. Una messa a fuoco tanto ostinata che, quando sullo schermo appare qualcosa che danza non è, lo spettatore è subito portato a cercarvi tracce di una coreografia, che si tratti di un volo di corvi o di una corsa di bambini. Al contempo, attraverso il ballo Manivel indaga la meccanica di tutte le arti: come spiega l’insegnante alla sua allieva, non si può eseguire una danza senza prima averne interpretato i movimenti, così da far fluire in ogni gesto una corrente di senso.

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