News  ·  13 | 08 | 2019

The last shot

Piazza Grande - Camille

In una delle poche scene ambientate in Francia sentiamo qualcuno chiedere a Camille: «Cosa vuol dire essere un fotografo?». La domanda riecheggia per tutto il film, mentre Boris Lojkine svela gli eventi che segnarono la vita di Camille durante la Seconda guerra civile nella Repubblica Centrafricana nel 2014. Ispirandosi alla vita e al lavoro di Camille Lepage, il nuovo film di Lojkine dopo Hope (2014) è un tour de force che trionfa in due campi cinematografici molto accidentati: il biopic e la rappresentazione di conflitti africani.

Camille è una fotoreporter giovane e idealista che si ritrova attratta dalla Repubblica Centrafricana e dal suo popolo. All’inizio del film ha appena scoperto la sua vocazione: dare voce alle speranze e alle difficoltà delle persone, e far sì che il mondo non ignori le loro sofferenze. Boris Lojkine è completamente devoto al personaggio, magnificamente interpretato da Nina Meurisse, e alla sua missione. Insieme creano una protagonista stratificata e misteriosa che non solo deve lottare per una causa, ma anche per il suo diritto a lavorare per quella causa. Il mondo del giornalismo è descritto come territorio maschile, dove Camille deve lottare per farsi accettare e sentire. Costantemente criticata dai colleghi per la scelta di rimanere con la gente del posto invece di dormire in un ostello, comportamento ritenuto “poco sicuro”, e da parenti e amici – nelle poche scene dove torna in Francia – perché difende una “causa persa”, Camille andrà incontro al proprio destino facendo ciò che riteneva necessario per essere una vera fotografa: vivere in mezzo alle persone che aveva scelto di raccontare e difendere.

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