News  ·  14 | 08 | 2019

Il ciclo della vita

Cineasti del presente - Oroslan

Pochi indizi, eppure una morte certa. In un minuscolo paese sloveno al confine con l’Ungheria, improvvisamente un giorno il cibo consegnato per l’anziano Oroslan non viene ritirato. Lui non è all’osteria, la donna che lo cura si insospettisce… Attraverso i gesti che ci legano agli altri, si mette in scena la scomparsa di un uomo: quasi impercettibile agli occhi di uno spettatore disattento.

Il regista Matjaž Ivanišin costruisce con meticolosa attenzione una partitura organizzata secondo le quattro stagioni: in autunno la repentina scomparsa, in inverno il primo racconto del defunto da parte di un fratello carico di dolore, in primavera il coro dei concittadini, con ognuno che tenta di restituire una faccia di Oroslan strappandola dall’oblio, e in una matura estate la vita prende il sopravvento con i nuovi alberi pronti a continuare il ciclo della natura e un cane solo che si ostina a restare fedele.

Dopo le fratture, i vuoti, le dissonanze di Playing Men (2017), il regista sloveno passa alla finzione con un film che respira la stessa libertà stilistica del precedente ma risplende di immagini capaci di trattenere una decorosa memoria. Concepito in diversi blocchi, che rappresentano anche altrettante convenzioni cinematografiche, Oroslan è un inno al cinema come macchina memoriale capace di generare leggende, eternando la vita non solo di un uomo ma di un intero paese.

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