News  ·  10 | 08 | 2020

Bandiera Rocha

In Un viaggio nella storia del Festival uno dei film più importanti, e politici, della storia del cinema brasiliano: Terra em Transe, di Glauber Rocha

Ci sono film che segnano cinematografie. Che tracciano un solco poi impossibile da evitare: che tu voglia percorrerlo o che tu voglia evitarlo, ci finisci dentro. Terra em Transe, di Glauber Rocha, è un film così. Un film pilastro, cinematograficamente e politicamente parlando. Dunque premiato e dunque odiato. Un film che davvero urla cinema e politica, per potenza estetica e presa di posizione. A definire Terra em Transe il film più importante del cinema brasiliano si pecca di assolutismo, ma per essere assolti può bastare un plurale minimo, perché il film di Rocha del ’67 è inevitabilmente una delle opere che più hanno influito sulle traiettorie della settima arte sudamericana. Che non a caso (anche) da qui ha visto fiorire il Cinema Novo brasiliano, la Nouvelle Vague dell’emisfero australe.

Bastano le tre inquadrature con cui Rocha decide di accompagnarci a Eldorado per capire che il film sarà un incendio. Che quell’isolato e indefinito luogo del Sud America è da nessuna parte perché è ovunque. Raccontando il lacerante percorso ambidestro del poeta comunista Paul, spinto nel baratro dalla scazzottata tra ideali e realtà, Terra em Transe è il manifesto politico con cui il regista apparecchia l’attivismo politico mettendo in tavola la corruzione dilagante del Brasile, tre anni dopo il golpe che portò alla dittatura militare. Partigiano dell’ideale, ad ogni movimento di macchina Rocha sgancia una sberla, allestendo sul palcoscenico del reale un film ipnotico, capace di tessere la realtà con trame surrealiste.

Volendo tracciare un filo rosso trasversale tra le sezioni di Locarno 2020, con Terra em Transe potremmo chiudere un triangolo politico italo-argentino-brasiliano i cui altri vertici sono Invasión di Hugo Santiago e In nome del popolo italiano di Dino Risi. Film opposti per genere, estetica e biografie, ma accomunati oltre che dall’epoca (1967, 1969, 1971) da quella capacità del cinema di specchiarsi nella realtà, diventando braccio armato - a risate o sberle - della coscienza sociale.

Alessandro De Bon

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