News  ·  13 | 08 | 2020

La tragedia dopo la tragedia

Germania, anno zero di Roberto Rossellini: tappa obbligatoria nella storia dei film più importanti passati a Locarno

È il terzo grande capolavoro che conclude quel trittico con cui Roberto Rossellini rivoluziona lo sguardo cinematografico su una guerra antifascista, attraversata con quell’urgenza di stile che ha segnato gran parte della stagione neorealista. Anche se a differenza delle altre due pietre miliari, Roma città aperta (1945) e Paisà (1946), con Germania anno zero lo scarto nella rappresentazione si fa ancor più radicale, mentre affonda la sua indagine più pessimista nello scheletro di una Germania sconfitta, ridotta a polvere e macerie. Ed è proprio in quella sua capacità di andare “oltre” che il film riesce a compiere con uno stesso passo un doppio movimento: mentre si chiude in una durezza senza speranza è capace di aprirsi a una riflessione disincantata sulla storia e sulla natura umana. Là dove nessuno può sentirsi escluso, nemmeno Edmund, il ragazzo protagonista che, cresciuto in una società malata, finirà per assorbirne la carica autodistruttiva, persona sola e muta a vagare negli avanzi di un deserto urbano. Anche perché per potenziare l’effetto di una Berlino in pieno disfacimento in cui la registrazione della realtà convive con tragedie individuali e collettive, Rossellini abbandona ogni connotato romanzesco per arrivare a una massima asciuttezza visiva. Inquadrature più lunghe, piano-sequenza per un rigore drammaturgico e una straordinaria modernità che a Locarno, nel 1948, trovarono subito i primi grandi riconoscimenti internazionali.

Lorenzo Buccella

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