News  ·  28 | 05 | 2021

Abel Ferrara, il vero Re di New York

Il direttore artistico Giona A. Nazzaro racconta di quella sera, a Mendrisio con Abel Ferrara, l'AMA - Accademia Mendrisio Alunni e l'USI - Accademia di architettura di Mendrisio...

Ma quanto è lontana Union Square o la 42esima strada della New York della metà degli anni Settanta da Mendrisio? Non tantissimo, stando all’entusiasmo con il quale Abel Ferrara è stato accolto dagli studenti dell’Accademia d’architettura che hanno partecipato con tangibile emozione all’incontro organizzato dall’associazione AMA – Accademia Mendrisio Alumni e dall'USI - Accademia di architettura di Mendrisio in collaborazione con il Locarno Film Festival.

Dopo essersi trasferito in Italia, a Piazza Vittorio a Roma per la precisione (“conosco solo il mio quartiere, non tutta la città, ma il mio quartiere lo conosco benissimo”), il regista di New York - definito dal direttore della fotografia Sean Price Williams “the patron saint of New York independent filmmakers” - è riuscito a conservare il suo elevato tasso di prolificità creando intorno a sé una factory devota che gli permette di tenersi sempre impegnato. Con Siberia (2019) acquistato per la distribuzione statunitense da Lionsgate, e il nuovissimo film in dirittura d’arrivo Zeros and Ones, interpretato da Ethan Hawke, Ferrara è già con la testa al nuovo progetto. “You have to keep going”, risponde pragmatico quando gli si chiede come faccia a conservare una tale concentrazione e determinazione.

Testimone di una serie di passaggi chiave nella storia di New York pre-gentrification e pre-Giuliani (“there were whole empty lots in the city now you can’t find one single square inch that has not been bought”), Ferrara non fa mistero dei demoni affrontati in passato e del suo buddhismo. L’unico strappo a un equilibrio conquistato sul campo, la passione per l’acqua frizzante: “Still water? Nah! Sparkling.” Appena giunto nell’auditorium, chiede: “Do you mind standin’up?”. “Nope”. “Good! Let’s get rid of the chairs and the table”. La platea degli studenti vuole affrontarla in piedi, andare loro incontro. Sentirli. La prima domanda è solo il “LA”.

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Hollywood ha iniziato a imitare quello che facevamo. Ma non avevano la nostra necessità e la nostra violenza

Ferrara ci conduce per mano nella sua etica del lavoro, nel suo modo di creare con gli attori. Dagli aneddoti fa scaturire lezioni di regia. Dalla regia, ti permette di sbirciare nel suo mondo e nei suoi valori. Dopo avere visto una clip tratta da King of New York, prodotto da Augusto Caminito (regista di Nosferatu a Venezia), rievoca il lavoro fatto con Christopher Walken. “Il film si chiama Il re di New York - mi disse Walken - Ma interpretare un re è impossibile”, aggiunse. E questo era l’attore che aveva interpretato i re di Shakspeare. Aveva fatto Riccardo III! “Devi fare in modo che gli altri sentano che tu sei il re - mi disse - Con gli attori lavori in questo modo. Ti alimenti di loro e alimenti la loro energia”. Le clip sono una cavalcata attraverso una filmografia esemplare. New York e le sue metamorfosi sono sempre sullo sfondo come specchio delle emozioni dei personaggi.

Gli studenti pendono dalle parole di Ferrara che li incalza a porgli delle domande, a essere schietti. Potrebbero sembrare lontane Union Square e la 42esima strada, invece  a Mendrisio, durante quell’incontro, sembrava di starci dentro, illuminati dai neon dei cinema a luci rosse, investiti dagli odori e dai sapori di una città che non esiste più se non nei film di Abel Ferrara. “Non conta se il film è bello o brutto; no, certo, conta, è importante, ma anche se fosse brutto, avresti comunque un pezzo di tempo, un pezzo di New York City di molti anni fa. Vengo dalla scuola di Pasolini, di Godard, gente che faceva film senza compromessi. Non sono come loro, ma la loro violenza mi è rimasta attaccata alla pelle. Quando abbiamo iniziato non c’era nessuno che poteva insegnarci come fare. Driller KillerMs 45 li abbiamo fatti così. E poi Hollywood ha iniziato a imitare quello che facevamo. Ma non avevano la nostra necessità e la nostra violenza”. E allo studente che chiede se dovesse racchiudere in un solo consiglio tutti i consigli per un aspirante cineasta risponde: “Go for it. Don’t wait for it”.  

 Giona A. Nazzaro 

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