News  ·  16 | 07 | 2022

Au revoir, Martine

Il direttore artistico Giona A. Nazzaro ricorda Martine Marignac, produttrice di autori come Jean-Luc Godard e Leos Carax, Jean-Marie Straub e Chantal Akerman. Nel 2009 il Festival le assegnò il premio Raimondo Rezzonico

Martine Marignac era tutta nel cinema che amava e che sosteneva. Il suo lavoro di produttrice è stato soprattutto un atto di fedeltà incrollabile nei confronti di autori come Jacques Rivette, Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, Otar Iosseliani e complici come Chantal Akerman, Jean-Luc Godard,Daniel Schmid del quale aveva prodotto due film o Leos Carax con il quale realizza il magistrale Holy Motors. Una filmografia, quella di Martine Marignac, che è una storia del cinema possibile. Una storia d’amori, e di cinefilia. Una certa idea di cinema, quella sorta nel dopo nouvelle vague, vive e si afferma grazie alla straordinaria determinazione di Martine Marignac, che ha vegliato sui suoi autori con affetto e fedeltà. Ogni film film voluto da lei, è stato una dichiarazione d’amore e di resistenza. Aveva iniziato lavorando come addetta stampa, per esempio per Ciao maschio di Marco Ferreri. E già questo si può leggere come una dichiarazione d’intenti cui sarebbe rimasta fedele tutta la vita. Dobbiamo tantissimo a Martine Marignac, alla sua passione e alla sua determinazione. Al suo fiuto magistrale. Al suo gusto impeccabile. Premio Rezzonico nel 2009, lascia una filmografia di importanza capitale. Un’opera tutta da riscoprire cementata nel più limpido amore per il cinema.

Frederic Maire, ex direttore del Locarno Film Festival, conservatore della Cineteca Svizzera, la ricorda con queste parole: “Avrebbe potuto essere una perfetta figura enigmatica in un film di Otar Iosseliani: seduta ad un tavolo con un bicchiere di vino rosso, una sigaretta in mano, a guardare il mondo senza dire niente. E ad un tratto la sua voce ruvida e profonda, sicura, di quella che sa esattamente che il cinema esigente, quello che ha difeso tutta la sua vita, è quello che conta. Il resto è polvere.” 

Arrivederci, cara Martine.

Giona A. Nazzaro

 

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