News  ·  03 | 08 | 2022

Bullet Train

David Leitch | Piazza Grande

©Sony Pictures Releasing Switzerland GmbH

Brad Pitt è Ladybug (Coccinella) un sicario convinto di essere perseguitato dalla sfortuna. Sospettando che il mondo stia tentando di suggerirgli di cambiare vita, decide di accettare un incarico, il famigerato ultimo incarico, nel quale non deve ricorrere alla violenza ma solo recuperare una valigetta. Sulla carta sembra tutto facile, il classico lavoretto da bambini. E invece. Per una misteriosa combinazione di coincidenze, che ovviamente tali non sono, Ladybug si trova a essere perseguitato dalla strana coppia di killer formata da Tangerine (Aaron Taylor-Johnson, il nostro Excellence Award Davide Campari) e da suo fratello Lemon (Brian Tyree Henry). Non solo: sulle sue tracce ci sono anche The Wolf (ossia Bad Bunny, pseudonimo di Benito Antonio Martínez Ocasio, rapper e produttore discografico portoricano), Prince (Joey King) e altri personaggi più o meno armati sino ai denti e tutti intenzionati a eliminare Ladybug a tutti i costi (e senza dimenticare il magnifico Hiroyuki Sanada). Diretto da David Leitch (che aveva già portato in Piazza Grande Atomica bionda), il film è una girandola inarrestabile di colpi di scena e azione senza tregua. Tratto dal romanzo dello scrittore giapponese Kōtarō Isaka I sette killer dello Shinkansen (che gli ammiratori e lettori descrivono come un incrocio fra Agatha Christie e un film di arti marziali), Bullet Train è un esempio di spericolato intrattenimento, con il pedale dell’acceleratore pigiato sempre a tavoletta, con un approccio decostruzionista davvero raffinato che permette alla narrazione di essere tesa come un elastico che si tende all’infinito e si riavvolge inarrestabilmente. Con dei cameo molto importanti (occhio a non distrarsi…), Bullet Train rivela un nuovo aspetto del talento di Aaron Taylor-Johnson che nel duello con Brad Pitt mette in campo straordinarie doti comiche ed atletiche. Caratterizzato da una classica unità di spazio e tempo (interrotta solo da flashback che progressivamente s’incastrano fra di loro), il film è un clamoroso esempio di narrazione post post-moderna. Ironico e colto, pop e scintillante, Bullet Train è un film d’azione come avrebbe potuto immaginarlo Frank Tashlin o il genio dell’animazione Tex Avery. Si corre a perdifiato, dialoghi irresistibili affilatissimi e divertenti, e botte come se piovesse. Leitch si conferma uno dei pochissimi registi statunitensi in grado di filmare e coreografare scene d’azione trovando sempre nuove soluzioni. Signore e signori, favorite il titolo di viaggio e allacciate le cinture di sicurezza. Il Bullet Train sta per partire dal binario di Piazza Grande. Mica volete restare a casa? 

Giona A. Nazzaro 

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