News  ·  05 | 08 | 2022

Split

M. Night Shyamalan | Histoire(s) du cinéma

© Universal Pictures

La carriera di M. Night Shyamalan è una storia appassionante di ascesa, caduta e resurrezione che meriterebbe di essere raccontata in un biopic, se solo i registi in grado di dare dignità estetica ai film biografici non si contassero sulle dita di una mano. Salutato come un erede di Hitchcock, regista a cui il suo cinema thriller e della suspense senza dubbio s'ispira, e dunque non solo per il vezzo dei cameo nei propri film, dopo i primi, clamorosi successi (The Sixth Sense – Il Sesto senso, 1999, su tutti) Shyamalan ha infilato un paio di film anodini anzichenò, l'esperimento 3D  L'ultimo dominatore dell'aria (2010) e il familistico After Earth (2013). Split è il film che dimostra come l'immediatamente precedente The Visit (2015) non fosse un casuale successo per Shyamalan, l'ultima convulsione prima della morte artistica, ma l'inizio di una fase nuova e brillante nel percorso professionale del regista. Il soggetto di Split, nel suo incipit, è quasi da high concept movie, per la sua semplicità, per il suo appeal: c'è uno psicopatico con 23 personalità e la 24a ancora latente, rapisce e tiene segregate tre ragazze. Rischio altissimo di boiata pazzesca, non solo per gli spettatori laureati in psichiatria, ma invece Shyamalan è un regista rinato e sempre più si spinge in territori dove l'immagine ha molti livelli di lettura (Old, 2021, sarà l'apice teorico della filmografia shyamalaniana, da questo punto di vista) e il metacinema una missione. James McAvoy, in un vero e proprio tour de force attoriale, interpreta poco meno della metà delle 23 personalità del cattivo, ma meriterebbe comunque almeno 23 premi diversi. La vera sorpresa, però, per chi si era perso The Witch (2015), è Anya Taylor-Joy: nei suoi occhi enormi paura e determinazione si alternano in un batter di ciglia. Riuscirà a sopravvivere al mostro dalle mille teste? Non intendiamo spoilerare il finale a chi non ha mai visto il film. Di sicuro, con Split Shyamalan torna a far paura per davvero. Split, infatti, funziona perfettamente come film di genere: tensione, violenza, orrore. Ed è un tassello importante di un universo coerente, in cui si lega al successivo Glass (2019) e ad Unbreakable – Il predestinato (2000). Le creature spaventose, verso le quali Shyamalan dimostra una fascinazione che è quasi amore, sembrano far rinascere la lontana galassia del gotico Universal, o i più vicini villain della Hammer. Brillano di luce propria. 

Francesco Grieco 

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