News  ·  06 | 08 | 2022

Yak Tam Katia?

Christina Tynkevych | Concorso Cineasti del presente

Al primo lungometraggio di finzione, dopo un documentario e due cortometraggi, la regista ucraina Christina Tynkevych ha già una capacità ammirevole di utilizzare in maniera funzionale alcune convenzioni formali del cinema d'autore post-dardenniano, rivitalizzandole, pur agendo in conformità con un'idea di esportabilità del prodotto “arthouse”, di una lingua franca del cinema da festival. Il segreto è nella sceneggiatura che, dichiarando apertamente il suo debito nei confronti del cinema del realismo sociale, riesce ad evitare così il rischio della peggiore e più vuota estetizzazione, e ad ancorare a un susseguirsi di momenti incalzanti la varietà di scelte stilistiche. Dalla camera a mano, che non lascia tregua agli attori, ai piani sequenza mai fini a se stessi (ogni scena è ripresa in un unico take), dalle inquadrature in campo lungo, che insieme ai primi piani introspettivi valorizzano i tempi morti della recitazione e gli stalli nell'intrigo, alle sfocature che ci aiutano a condividere la parzialità del punto di vista di Anna, la protagonista. Fino alla fotografia low-key di Vladislav Voronin: Yak Tam Katia? (How Is Katia?) è un film buio, notturno, dai forti contrasti di luci e ombre, in cui spesso ciò che accade è avvolto nell'oscurità, imperscrutabile. Un altro merito di Yak Tam Katia? è di non essere un film a tesi, non cavalca l'onda della maggiore visibilità acquisita dalle produzioni audiovisive ucraine, dopo lo scoppio della guerra con la Russia, non fa propaganda, né sfocia mai nella pornografia del dolore (e i temi del film sono delicati, in primis il destino cinico e baro). Le contraddizioni della società ucraina non sono un banale sfondo per le vicende personali di Anna, quindi il film non è fuori dal tempo o dallo spazio, ma invece i personaggi sono tutti inseriti in un contesto ben preciso, la Kiev di oggi. La capitale, dal precoce turning point del film in poi, è un labirinto inquietante, specchio della confusione mentale di Anna, ed è incredibile come il widescreen anamorfico finisca per generare claustrofobia. Le figure, dotate di autorità, con cui Anna ha a che fare, nella sua via crucis che mescola giustizia e desiderio di vendetta, non manifestano una crudeltà irreale: semplicemente, si tratta di ingranaggi di un meccanismo kafkiano, di un sistema politico da fantascienza distopica, eppure così realistico. Yak Tam Katia?, in fondo, è la storia di una cittadina qualunque che finisce al centro di un caso giudiziario in cui non può vincere, contro il potere nel suo volto più spietato.   

Francesco Grieco 

 

Curiosità
Christina Tynkevych è al debutto nel lungometraggio di finzione. Fino ad oggi ha diretto tre documentari, due corti e un lungo, e un corto fiction, Solatium (2016), presentato in svariati festival internazionali. 

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