News  ·  07 | 08 | 2022

Intervista a Luigi Lo Cascio e Alessandro Borghi

Delta | Piazza Grande

Delta è stato un intenso viaggio, per lei e per il suo personaggio, Osso. 

Luigi Lo Cascio - Michele Vannucci ha sempre parlato di viaggio. Non mi ha proposto un film, ma di fare «questa cosa», indefinita, senza dei margini precisi. Un’esperienza nei luoghi, in una dinamica in cui si vive la situazione e poi viene anche il film. Sono arrivato in un secondo momento, in pochi mesi ho dovuto rincorrerli, ancora di più, sono stato catapultato, tirato dentro. Ma questo essere sommerso diceva già qualcosa della storia e dei personaggi: il trovarsi in balìa di qualcosa che non conosci fino in fondo. La storia racconta lo scoprirsi in un altro modo e tentare di portare a compimento in fretta qualcosa, annaspando il meno possibile. La ricerca invece più lenta, per la quale ho chiesto del tempo a disposizione, è stato trovare la lingua. Leggendo la sceneggiatura mi sembrava chiaro come il mio personaggio, un ecologista, parlasse sì italiano, ma sicuramente toccato dal luogo in cui si trova. Era determinante per me avere il tempo per dedicarmi a uno studio che mi portasse a trovare i colori giusti della lingua. 

Come si è avvicinato a Elia, un personaggio fuggito dal suo territorio e vissuto per anni altrove, costretto ora a tornare? 

Alessandro Borghi - Sono stato coinvolto nel progetto da tempo. Io e Michele Vannucci siamo legati da un’amicizia molto forte e da grande stima. C’è stata una lunga preparazione. Michele ci ha richiesto giustamente di vivere lì prima delle riprese. Sono andato per cercare di capire meglio il mondo del bracconaggio, della pesca dei pesci siluro. Il mio lavoro sulla lingua ha richiesto uno studio del romeno, visto che il mio personaggio ha lasciato la zona del Po e per molti anni ha vissuto altrove. Rivedendo il film ho visto nelle scene con la “famiglia romena” una bellissima verità che mi ha reso molto felice. Mi piace il fatto che ognuno vede in Delta qualcosa di diverso. Io credo sia un film sull’identità, sulla ricerca di noi stessi, del nostro posto. Elia taglia i ponti con il suo passato - un background che quasi neanche raccontiamo - e quando è costretto a tornare nel suo luogo di origine si confronta di nuovo con tutto quello che aveva cercato di eliminare dalla sua memoria. Relazionandosi con gli altri personaggi scopre quello che sarebbe potuto essere. Ho scoperto di più su di lui quando poi siamo andati sul set e mi sono confrontato con Luigi e Michele, avendo a che fare con il fango, il freddo, i pesci. La sorpresa più bella di questa esperienza è stato lasciar succedere le cose. 

Da questo fiume, tra i pesci sommersi, anello della discordia, emerge un sentimento molto contemporaneo: una rabbia comune a molti gruppi sociali. 

LLC - Pur essendo una storia di finzione, Delta racconta dinamiche reali. C’è un sentimento già presente che agisce, ma anche una rabbia che viene lasciata esplodere. Prima dei fatti raccontati, il bracconaggio era punito solo come un illecito amministrativo. C’era molta meno attenzione ai crimini contro l’ambiente. Se ti senti abbandonato dallo Stato, che non protegge effettivamente i luoghi ma demanda il controllo all’iniziativa privata, allora è ovvio che poi la rabbia scoppi nella maniera più terribile e ingovernabile. 

AB - Delta è un film estremamente contemporaneo, addirittura dietro l’angolo, se ci sbaglieremo a votare in Italia il 25 settembre. È un sistema che si regge sull’odio sempre compresso, che quando esplode sfocia per forza nella violenza. Ascoltando le persone del posto, che ci hanno raccontato fatti di non molti anni fa, ci siamo resi conto di come ci fossero due comunità che inizialmente si urlavano contro, poi si sono menate e a un certo punto hanno cominciato a spararsi. Se una controversia non viene regolamentata prende una deriva incontrollabile. È un film che ha a che fare con la violenza e la xenofobia, problemi ancora attuali in questo momento storico. Mi sembra assurdo dover parlare ancora di queste tematiche. Invece ci facciamo i film, perché il cinema ha un potere che nel mio piccolo ho visto con alcuni film che ho fatto. Possono succedere delle cose bellissime, usando questo strumento per parlare alla gente. 

Mauro Donzelli

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