News  ·  13 | 03 | 2023

Giona A. Nazzaro sulla 95a edizione degli Oscar

Il gioco più bello in città è quello degli Oscar. Si può provare a fare gli snob finché si vuole e magari pure riuscirci ma gli Oscar - in un momento specifico dell'anno - sono inevitabilmente "tutto il cinema del mondo". Ci vietiamo, ovviamente, il riflesso condizionato pavloviano di imputare questa concentrazione al mero potere economico dell'industria cinematografica statunitense. Sarebbe riduttivo e non renderebbe conto del suo perenne potere di riassestamento e di trasformazione. Più che in passato, il cinema e Hollywood tentano – consapevolmente – di partecipare attivamente alle trasformazioni dell’immaginario e delle conversazioni che ne scaturiscono. I premi conquistati dal film dei Daniels, qualsiasi cosa se ne pensi, sono indicativi di un salto di ambizioni quantiche in avanti. Come dire: tutto e tutto insieme. E velocemente. Che si possa storcere bocca e naso, fa parte del gioco. Che si possa lamentare l’esclusione di altri titoli, legittimo. Con questi premi A 24 – che l’anno scorso Locarno ha ospitato con il sontuoso Medusa Deluxe in Piazza Grande – si conferma protagonista ineludibile del cinema indipendente. Un cinema, questa volta, non riducibile a formule, ma davvero fuori dagli schemi abituali come è quello dei Daniels che prima di arrivare al trionfo degli Oscar si sono fatti le ossa realizzando alcuni dei videoclip più brillanti di sempre. Hollywood ha voluto dare un segno di discontinuità forte (anche se i maliziosi possono insinuare che in questa scelta si celi tanto conformismo…). Si lamenta – ancora – l’assenza di registe donne mentre l’industria dei grandi nomi e numeri – quella che porta il pubblico al cinema e che permette all’esercizio di sopravvivere – da Tom Cruise a James Cameron è relegata – prevedibilmente – ai premi minori. Fa parte anche questo del gioco. 

Giona A. Nazzaro

Sostieni ora il Locarno Film Festival con una donazione