Chiuso il sipario sulla 77esima edizione del Locarno Film Festival, che ha registrato numeri incoraggianti in termini di pubblico e di partecipazione, è tempo di bilanci anche per le numerose attività collaterali che per undici giorni hanno affiancato il programma delle proiezioni. Tra queste, il BaseCamp occupa ormai da cinque anni una posizione di assoluto rilievo, grazie anche a un aumento costante delle collaborazioni e all'interesse da parte del pubblico, curioso di scoprire il fermento culturale di una nuova generazione di artisti e di creativi. Un’edizione di successo, dunque, che non sarebbe tuttavia stata possibile senza l’apporto dei circa 200 talenti emergenti che durante il periodo del Festival hanno contribuito attivamente alla creazione di contenuti ed eventi, soggiornando nelle diverse strutture che quest’anno componevano lo spazio multiforme del BaseCamp. Il sentimento di apertura e di inclusione che ha caratterizzato il progetto è stato infatti condiviso dalle diverse realtà che hanno scelto di ospitare il progetto e i suoi partecipanti, provenienti da ben 31 paesi diversi: l’Istituto Sant’Eugenio di Locarno, il Collegio Papio di Ascona, il Comune e le scuole di Losone, e l’Istituto scolastico di Muralto. In quest’ultimo caso, per esempio, grazie alla collaborazione preziosa del Municipio e del personale del Comune, è stato possibile in brevissimo tempo trasformare le aule scolastiche in spazi accoglienti e ospitali.
Ma un successo come quello del BaseCamp non si misura certo soltanto in numeri e nei traguardi raggiunti anno dopo anno, bensì nelle potenzialità future di cui l’iniziativa si fa portatrice. Come spiega Stefano Knuchel, Project Manager del BaseCamp, “il ruolo di un progetto come il BaseCamp è anzi tutto quello di creare dei contatti e delle connessioni importanti: tra le persone che partecipano alle diverse attività, ma anche tra le diverse realtà che collaborano alla riuscita di una proposta culturale che è molto di più di una residenza per giovani creativi. La forza e l’unicità del BaseCamp risiedono proprio nella sua capacità di permettere a persone che hanno magari formazioni differenti ma interessi comuni – il cinema, ma non solo – di incontrarsi e di stringere relazioni durature che spesso portano a nuove collaborazioni creative. Qui si danno appuntamento anche le studentesse e gli studenti di gran parte delle scuole d’arte svizzere”.
“In Conversation We Trust” è stato del resto il motto che accompagnato l’edizione di quest’anno, in cui il BaseCamp si è rivelato ancora più che in passato una piattaforma imprescindibile per il dialogo tra le diverse discipline artistiche e tra le diverse culture. Basti pensare alle tre conferenze aperte al pubblico dedicate al “futuro della sopravvivenza”, organizzate in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana, le quali hanno visto la partecipazione di ospiti internazionali provenienti dal mondo della cultura e delle scienze, o al percorso di formazione transdisciplinare della BaseCamp Academy. Durante gli undici giorni del Festival, i diversi luoghi in cui il BaseCamp ha di volta in volta preso vita hanno esercitato un’energia attrattiva e un potenziale creativo che fanno ben sperare in un pubblico sempre più coinvolto e appassionato.