News  ·  17 | 08 | 2019

Pa-go

Premio speciale della giuria (Special Jury Prize) of the Cities of Ascona and Losone

Le inquadrature spesso notturne. Il perimetro selvatico di un’isola. E l’assiduo fragore delle onde in sottofondo, a rilasciare quel senso incombente di inquietudine che impregna un poliziesco dove il crimine non si evidenzia, ma al contrario si consuma nell’ambiente e diventa una colpa corale. Terzo lungometraggio del coreano Park Jung-bum, Pa-go (Height of the Wave) incrocia uno spartito da cinema di genere a uno studio naturalistico, portando in scena l’attraversamento torbido di una comunità sperduta della Corea del Sud. A far da perno alla vicenda, una giovane orfana, Yea-eun, cresciuta nel viaggio e terrorizzata dal mare, a cui si aggancia un’altra figura femminile, figlia di una poliziotta e alle prese con il trauma per il divorzio dei genitori. È attorno a queste due anime solitarie, private di punti di riferimento, che il movente poliziesco del film si fa collante tra passato e presente, diventando pretesto per l’esplorazione collettiva di un mondo ristretto. I limiti fisici e mentali a far da ristagno paranoico per la conservazione di una reputazione che confligge con abusi e complicità invisibili a cui nessuno può dirsi estraneo. Ed è proprio in questo contesto livido di immagini che Park Jung-bum inverte le cause e gli effetti di un’investigazione, tanto che per recuperare un’innocenza perduta resta solo la fisicità residuale di chi si oppone con la propria semplice presenza a quel male diffuso che vorrebbe perpetrarsi per sempre.

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