News  ·  11 | 08 | 2019

In continuo movimento

Filmmakers Academy

20 partecipanti, 17 paesi e 5 continenti, 4 sessioni di proiezioni, 3 residenze internazionali. La Filmmakers Academy riunisce da sette edizioni giovani cineasti emergenti e li guida tra palcoscenici e quinte del Festival, alternando momenti raccolti di dialogo con gli ospiti (quest’anno sono previsti incontri con Maren Ade, Claire Atherton, John Waters, Bong Joon-ho, Pedro Costa e Albert Serra, per citarne solo alcuni) a presentazioni pubbliche dei propri cortometraggi; e poi ci sono le proiezioni, gli incontri con gli esponenti dell’industry e i momenti informali di scambio, tra feste e rinfreschi.

«La Filmmakers Academy è sempre in movimento» spiega Denise Fernandes, coordinatrice del progetto, che ogni anno, con il responsabile Stefano Knuchel, si occupa della scelta dei partecipanti. Quest’anno si va dall’Ucraina all’Iran, da Porto Rico ad Hong Kong, dal Senegal alla Svizzera. «Non selezioniamo i lavori ma, innanzitutto, le persone, mescolando registi che hanno avuto un percorso solido nei festival e emergenti. Una delle cose più importanti della chimica del progetto è che cogliamo i filmmakers in un momento specifico della loro carriera artistica e della loro vita: quando si trovano a un passo dal capire chi sono in rapporto alla propria arte e alla potenza delle storie che solo loro possono raccontare, visto il proprio background; fase che spesso coincide con la transizione da corto a lungometraggio. Radunando persone che condividono gli stessi dubbi si crea una grande energia e un’opportunità di trasformazione per tutti».

Oltre 350 candidature hanno richiesto un accurato lavoro di selezione… «Il processo ci dà la possibilità di sentire cosa stanno producendo i talenti contemporanei in tutto il mondo. È interessantissimo perché presto notiamo che ci sono dei fili che uniscono i cineasti: quest’anno, ad esempio, sento che, se finora i registi provenienti da luoghi poco rappresentati al cinema sembravano sentirsi quasi in dovere di realizzare film che presentassero il proprio paese, ora si stanno liberando da questo vincolo. Ad esempio in Boxing Girl della senegalese Iman Djionne il paese è sì importante, ma il film è prima di tutto la semplice storia di una ragazza che si ritrova con due guantoni da box che si muovono da soli…».

Boxing Girl sarà proiettato nell’ambito di Black Diamonds, uno dei quattro cicli di proiezioni che presentano i lavori dei Filmmakers al pubblico di Locarno; gli altri sono Ways to Love (and a Cow), Look and Seek e il ciclo dedicato ai lavori dei partecipanti provenienti dalla Cannes Cinéfondation (tra le altre residenze che hanno lavorato con la Filmmakers 2019 ci sono la Realness Residency e lo Swatch Art Peace Hotel). Dalle proiezioni – ma anche dagli incontri con programmatori, distributori, registi e con i membri delle altre sezioni dell’Academy (Critics e Industry Academy) – nascono collaborazioni e opportunità: «Penso al caso di Marcelo Martinessi: è stato selezionato all’Academy nel 2013, quand’era sconosciuto. Poi è stato scelto per la Residenza della Cinéfondation e in seguito i suoi lavori sono arrivati a Venezia e Berlino, dove ha vinto premi importanti. Ma è solo uno tra molti esempi, se penso ai nostri partecipanti… La nostra funzione di organizzatori è sostenere e appoggiare la voce di ciascuno di loro».

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