Qual è stata la più bella lezione di questo 2020?
MK: «Il lavoro di squadra. Tra di noi e con i nostri partner, come BrLab e Australab, che hanno immediatamente messo sul piatto impegno e entusiasmo. Se penso all’America Latina, nonostante le ovvie difficoltà era davvero importante che l’Academy continuasse, anche in un contesto non ideale. E non solo ci siamo riusciti, ma addirittura proprio quest’anno abbiamo dato all’intera regione e alle sue Academy un coordinamento e riferimento centrale, facendo nascere la Locarno Industry Academy America Latina, un progetto realizzato grazie al supporto di IBERMEDIA program, unico nel suo genere che ha ulteriormente rafforzato i legami e aumentato la forza organizzativa».
KA: «In primo luogo che il nostro grande alleato, la tecnologia, ha un prezzo. E poi che se sei un grande speaker, un bravo insegnante, lo sei anche online.».
JD: «La resistenza dei nostri tutor e dei partecipanti. Ascoltarli, ognuno dal proprio Paese e con la propria storia, desiderosi di andare avanti, di condividere, di resistere, appunto; quando siamo in grado di condividere esperienze, tutto sembra possibile all’orizzonte».
Il digitale, le piattaforme, possono essere il futuro dell’Academy?
MK: «I vantaggi sono reali e evidenti; garantiscono una diversità di profili sia tra i partecipanti sia tra i tutor, che non sono più costretti a viaggiare, alloggiando altrove per 3/4 giorni, con i costi che richiede. La tecnologia elimina questi vincoli e dunque allarga la platea dei possibili partecipanti, offrendo la medesima formazione anche a chi non ha mezzi finanziari. L’online è accessibile a tutti, offre inclusione e diversità. Forse la cosa più interessante da fare è immaginare un formato ibrido, per non perdere questi valori. Detto questo, il nostro impegno dev’essere rivolto all’incontro, all’esperienza reale. Il nostro lavoro è contatto, comunicazione, relazioni basate sulla fiducia. La nostra stessa industria è stata costruita su un’idea sociale».
KA: «Tecnicamente possono esserlo, ma sono fermamente convinto che nel contesto di un’Academy legata a un Festival sia molto meglio e più efficiente organizzarsi fisicamente, tra le attività di un mercato internazionale. Qualche programma educativo indubbiamente rimarrà esclusivamente online, ma nel nostro caso bisognerebbe cambiare molto affinché una nostra versione online possa avere un senso ed essere attrattiva».
JD: «Uno scenario online non è di certo il miglior auspicabile; ci sono aspetti estremamente positivi di questa esperienza, come l’essere riusciti a strutturarci con la nascita della Locarno Industry Academy America Latina, lavorando insieme a tutti i project manager. O ancor di più l’aver potuto allargare la nostra platea de-centralizzando la selezione; di solito a São Paulo abbiamo persone della città o del Brasile, quest’anno avevamo un solo partecipante di São Paulo, qualche brasiliano di altre regioni e poi ragazzi dalla Bolivia, dal Cile, dalla Colombia, dal Messico e dal Perù. Insomma, probabilmente dovremo guardare a un modello ibrido, più sostenibile, più inclusivo e meno costoso, senza però perdere al contempo gli incontri, gli eventi e soprattutto l’esperienza di vedere un film in un luogo buio, circondati da altre persone».
Come immagini l’Academy 2021?
MK: «Faccia a faccia, condividendo ciò che il digitale non saprà mai trasmettere».
KA: «Al suo posto, nel porto di Thessaloniki, nel Magazzino C, tra persone di tutto il mondo che corrono con un caffè in mano per assistere a una proiezione o a un incontro, incrociando altri volti e altri sorrisi».
JD: «Ibrida, in presenza e online, capace di accogliere chiunque».