La Masterclass
In ambito agrario si parla di monocoltura e policoltura: nel primo caso, limitandosi a un’unica coltura, è possibile produrre rapidamente, ma si finisce con il danneggiare il terreno e ottenere risultati di scarsa qualità; nel secondo caso, invece, riproducendo la diversità dell’ecosistema naturale con un maggior dispendio di lavoro, si salvaguardano la salute della terra e la qualità delle colture. I festival sono paragonabili a una policoltura, a uno spazio che lavora e trae la sua ricchezza dalla diversità. E Netflix?
Netflix è una società quotata in borsa da quasi 20 anni (dal 23 maggio 2002). Nel 2020, con la pandemia, ha raggiunto la vetta assoluta del proprio valore sul mercato, ma nei due anni successivi è tornata ai livelli pre-pandemici. È il segnale di un desiderato ritorno in sala del pubblico?
Tre sono i grandi effetti che Netflix ha avuto sull’industria del cinema e sul pubblico:
- Streamatizzazione: lo streaming è ormai percepito come qualcosa di normale in ambito audiovisivo.
- Datificazione: la raccolta dei dati degli utenti per adeguare poi la produzione alle loro preferenze.
- Globalizzazione: tutto è diventato accessibile nel mondo intero nello stesso momento.
Parallelamente, il successo di Netflix è attribuibile a quattro fattori: l’ascesa di internet negli ultimi vent’anni e il miglioramento della connettività, che ha agevolato lo streaming; la possibilità di analizzare i dati relativi agli spettatori per comprendere cosa funzioni sulla piattaforma; l’investimento in produzioni proprie, senza dover pagare licenze a studios e canali televisivi; la pandemia, che ha reso Netflix la monocoltura durante il periodo di chiusura dei cinema.
Lo streaming può essere considerato una monocoltura, ma al suo interno in realtà vi è una maggiore diversità, con altre piattaforme che hanno messo alla prova il dominio di Netflix sul mercato. Disney+, ad esempio, ha già accumulato in due anni il numero di abbonati nel mondo che Netflix contava dopo otto anni di attività.
Netflix indubbiamente si presenta come una policoltura, con un catalogo internazionale e una maggiore libertà concessa ai registi, a differenza dell’ambiente più restrittivo del cinema mainstream hollywoodiano, per esempio. Ma si avvicina anche alla monocoltura per via dell’algoritmo, che propone titoli da vedere sulla base dei gusti dell’abbonato, immaginando a monte che il film o la serie piacerà, e togliendo così la possibilità della scoperta.
La riflessione, poi, investe il pubblico. Come guardiamo Netflix? Che ruolo ha la piattaforma nella nostra quotidianità? Ci guida o ci accompagna? È scelta o sottofondo? È una proposta o uno stratagemma con cui vincere il sonno? È quel che decidiamo di guardare o il tempo che passiamo a guardarlo? E il cinema, per contro, non dovrebbe essere immagini, emozioni, sensazioni che rimangono impresse nella nostra memoria?
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