News  ·  11 | 08 | 2022

Compartiment tueurs

Costa-Gavras | Piazza Grande

© KG Productions

Anche se chiaramente orientato verso un genere specifico come il murder-mystery, l’esordio alla regia di Costa-Gavras contiene già molte delle direttive estetiche che renderanno straordinari i suoi film successivi, a partire da Z, l’orgia del potere (1969). In Compartiment tueurs troviamo infatti una versione di Parigi che esprime in nuce la capacità specifica dell’autore greco di cogliere lo straniamento del singolo costretto dentro l’architettura urbanistica di una città aliena, se non addirittura ostile - una caratteristica che sarà straordinariamente espressa nella rappresentazione di Santiago del Cile in Missing – Scomparso (1982). Allo stesso tempo il cineasta mostra anche la sua volontà di scrutare all’interno del sistema di potere che si esplica in una ragnatela burocratica asfissiante nella sua monotonia. Dopo l'incipit nel treno che da Marsiglia porta alcuni dei protagonisti nella capitale, il film si “ferma” volutamente dentro il commissariato in cui l’ispettore Grazzi tenta di risolvere il caso di omicidio. Uffici impersonali e corridoi polverosi diventano il simbolo di uno Stato colpevolmente distante, il quale non è però “altro” rispetto ai cittadini che lo compongono. Ed ecco qui che il molestatore René Cabourg diventa sia la causa che l’effetto di questo stato di collasso morale e civico.    

Adattamento cinematografico del romanzo di Sébastien Japrisot scritto dallo stesso Costa-Gavras, Compartiment tueurs offre uno spaccato sociale di notevole precisione, uno sguardo sulla società francese analizzato attraverso un realismo che spesso si carica di grottesco. Nomi leggendari del cinema transalpino come Yves Montand, Simone Signoret, Michel Piccoli, Jean-Louis Trintignant, Jacques Perrin e Charles Denner compongono un cast che si presta al gioco di Costa-Gavras con un senso di ironia corrosiva esemplare. L’autore dimostra di aver fatto propria la lezione estetica della Nouvelle vague esplosa alla fine del decennio precedente e al tempo stesso di averla già “superata” proponendo una sua visione del mezzo-cinema pienamente compiuta. In Compartiment tueurs ci sono studio entomologico ed analisi del tessuto sociale francese ma c'è anche spettacolo, come dimostra una sequenza finale girata e montata pensando al miglior cinema d’azione del periodo. Un binomio che contraddistinguerà negli anni a venire alcuni dei suoi grandi capolavori. A bene vedere, molto se non tutto, era già contenuto nel suo film d’esordio. Semplicemente sotto altre spoglie…    

Adriano Ercolani   

Sostieni ora il Locarno Film Festival con una donazione