News  ·  11 | 08 | 2022

Piaffe

Ann Oren | Concorso internazionale

©Schuldenberg Films

La prima immagine di Piaffe, dell'artista e regista Ann Oren, è di due spioncini. Un invito a guardare, a essere un voyeur, ma anche a ricordare le dinamiche di potere insite nel cinema. Poi incontriamo Eva, che lavora alla porta di quello che sembra un peep show vecchio stile. Un uomo arriva, compra un biglietto e si siede. Percepiamo l'attrazione di Eva, la guardiamo guardarlo mentre lui guarda lo spettacolo, l’eccitazione di lui che provoca quella di lei (e la nostra?). Questo gioco erotico di sguardi e capovolgimenti, che in seguito si sviluppa in Eva che insegue l'uomo, la segnala come uno spirito affine alla cassiera del cinema porno in Variety (1983) di Bette Gordon. Solo che qui non è la pornografia di cui l'uomo è schiavo, ma fotografie di foglie di felce. 

Una rivelazione sorprendente e divertente, eppure i primi piani delle felci hanno un'innegabile carica erotica. Forse sono pornografici, dopotutto. Tra le notevoli imprese di Oren con Piaffe c'è la sua sovversione delle convenzioni sessuali con umorismo e irresistibile sensualità. Eva è un'aspirante artista Foley, che sostituisce la sorella Zara, la quale ha subito un esaurimento nervoso. Il suo primo incarico importante è doppiare il suono di un cavallo per uno spot pubblicitario. Dopo che il suo lavoro è stato demolito dal regista, lei si dedica completamente al compito, tanto da farle crescere una coda di cavallo. Questa nuova appendice, che indossa con orgoglio fuori dal vestito, si rivela estremamente seducente per gli uomini che incontra. Ancora una volta, apparentemente ridicolo, ma Oren rende le scene degli uomini che accarezzano e afferrano la coda di Eva così sexy che è impossibile non rimanere ammaliati. 

Girato in 16mm, Piaffe è una gioia per gli occhi. Ogni aspetto della mise en scène mostra una meticolosa considerazione, dall'uso suggestivo di vividi colori primari alla profusione di motivi equini: un edificio a forma di ferro di cavallo, due persone che camminano al passo evocando un animale a quattro zampe, bambini che si "puliscono" a vicenda sul tram. Oltre a Variety, Piaffe dialoga con altre pietre miliari del cinema femminista. Tra questi c'è Romance (1999) di Catherine Breillat, la cui eroina vestita di bianco ha una sorprendente somiglianza con Eva, oltre a un'attrazione condivisa per il kinbaku, l'arte giapponese del bondage con la corda. In contrasto con la visione oscura dell'eterosessualità di Romance, Piaffe è queer e giocoso. Pur affrontando anche gli squilibri di potere che esistono tra i generi, l'indagine di Oren su nuove forme di sessualità e attrazione - che comprendono l'umano, l'animale e persino il botanico - rappresenta un gioioso abbraccio di possibilità.   

Giovanni Marchini Camia 

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