News  ·  01 | 03 | 2020

A Dia il Locarno Shorts Weeks Award

Il regista, Hamza Bangash: "Locarno è magica!"

La terza volta di Hamza. Hamza Bangash e il suo Dia hanno vinto il Locarno Shorts Weeks Audience Award 2020, l'evento off del Locarno Film Festival realizzato insieme a Swiss Life. Lui, che di Locarno ormai è una sorta di fratello, è riuscito a conquistare il pubblico anche “a distanza”, dall’altra parte di un monitor, nel primo evento-off e on-demand del Locarno Film Festival. Nel 2018, durante le giornate di Open Doors, Hamza mostrò a Locarno il suo corto, Dia. Poi, lo scorso agosto, tornò per raccontare alla Locarno Filmmakers Academy la sua idea: farlo diventare un lungo. Da quei giorni d’estate a oggi, quando la conta di un mese di voti lo ha eletto primo vincitore delle Locarno Shorts Weeks, Hamza ha vinto pure l’Award for Excellence al Busan International Film Festival, premio che gli permetterà di portare Dia in California per raccontare al grande cinema il suo sogno, farne Mariam. Nel frattempo però lui, Dia, non ha smesso di far brillare gli occhi al pubblico, vincendo questa notte un premio che fino a ieri nemmeno esisteva. «Significa che la vita di un cortometraggio non finisce mai - ci racconta Hamza raggiunto dalla notizia del premio - Abbiamo realizzato Dia quasi due anni fa e abbiamo fatto la prima mondiale a Locarno nell'agosto del 2018. Vincere un premio ora, a un evento VOD, sottolinea l'importanza di eventi simili nel percorso di un cortometraggio. E significa anche che la mia storia d'amore con Locarno è tutt'altro che finita».

Open Doors, Academy e ora Shorts Weeks. Per te il Locarno Film Festival non finisce mai.
«Locarno per me è trasformazione: mi ha fatto scoprire il vero potenziale del cinema d'essai e mi ha ispirato a perseverare, nonostante il poco o nessun sostegno in Pakistan. Locarno è il paradiso del cinema. Mattinate passate ad ascoltare icone del cinema mondiale come Bong Joon-ho e John Waters, pomeriggi in riva al lago e serate in Piazza Grande a guardare le ultime novità del cinema d’autore, seguite da un bicchiere di vino mentre io e i miei colleghi cineasti discutiamo di film, a volte seguiti da una nuotata di mezzanotte. Locarno è magico!».

Tutto è partito con Open Doors. Cosa significa un progetto simile per un Paese come il Pakistan?
«È cruciale. In Pakistan non ci sono fondi pubblici per il cinema, c’è poco interesse per le storie d’autore e ci troviamo a tu per tu con una pesante censura. Essere a Locarno non solo ha incoraggiato l'interesse nazionale per i miei film, ma mi ha anche permesso di entrare in contatto con partner internazionali interessati a far esistere un cinema pakistano. Mi ha fatto capire che non sono solo, facendomi conoscere un senso di comunità difficile da raggiungere in Asia. È triste per i cineasti della mia regione dover arrivare fino a Locarno per poter entrare in contatto, ma è per questo che progetti come Open Doors sono speciali, perché innescano e alimentano uno scambio culturale spesso impossibile in Asia. Credo che rappresenti davvero il meglio della politica estera svizzera». 

Le Locarno Shorts Weeks possono essere una realtà distributiva per i cortometraggi?
«È fondamentale che vengano esplorate strategie inventive per raggiungere il pubblico. Al Clermont-Ferrand il mio nuovo corto, Stray Dogs Come Out at Night, che ha come protagonisti Mohammad Ali Hashmi e Adnan Shah Tipu, due delle più grandi star pakistane, è stato accolto incredibilmente bene e abbiamo trovato un agente. Come regista di cinema parallelo pakistano non sapevo che potesse esistere una distribuzione per i cortometraggi e iniziative come le Locarno Shorts Weeks permettono l'accesso a un pubblico molto più vasto. Spero continuino, anche perché ho potuto vedere così tanti cortometraggi che mi ero perso… Sono un'idea brillante: portare il cinema d'autore nel mainstream».

Il futuro del cinema è nel VOD? Quanto è importante che continui ad esistere anche nelle sale?
«Penso che VOD e sala coesisteranno. Amo lo streaming e vivendo in Pakistan piattaforme come MUBI mi hanno permesso di vedere film d'essai che altrimenti invisibili. Ma l'aspetto comune del cinema, il vedere una storia che si svolge in una stanza buia piena di sconosciuti, quel momento condiviso di catarsi, è un'esperienza davvero speciale e non vedo come il cinema possa essere sostituito dal cinema in streaming. Penso che avremo sempre voglia di vivere l'esperienza del grande schermo. Dio benedica i nuovi grandi distributori e i festival come Locarno per aver continuato a promuovere la cultura cinematografica».

Dopo il Busan International Film Festival Dia sta diventando Mariam, il “suo” lungometraggio?
«Sì, Dia si è in cammino per diventare Mariam, è sulla buona strada per diventare il mio primo lungometraggio. Ero a Berlino qualche giorno fa con il mio produttore, entusiasti di essere uno dei 10 progetti del Berlinale Talent Project Market, e abbiamo incontrato molti potenziali produttori. Ora sono in post-produzione con un corto sull'affascinante cultura del night club/cabaret di Karachi degli anni ’70, prodotto da Abid Aziz Merchant - che ho conosciuto proprio a Locarno! - e Rashid Maqsood Hamidi. Il mese prossimo girerò un altro cortometraggio sull'autismo e i fratelli. E ovviamente sto lavorando alla pre-produzione proprio di Mariam. Ecco, spero di realizzare il film presto e poi, insieme lui, tornare a Locarno».

Questo il podio delle Locarno Shorts Weeks 2020, a cui hanno partecipato 23 cortometraggi selezionati all'interno del programma di Locarno71:
1. Dia, di Hamza Bangash
2. The Silence of the Dying Fish, di Vasilis Kekatos
3. The Last Post Office, di Aung Rakhine

Il Locarno Shorts Weeks Audience Award consiste in un premio in denaro di 1000 CHF distribuito in egual misura tra regista e produttore del film.

 

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