Seguono Questa volta parliamo di uomini (1965) e il dittico Rita la zanzara (1966) e Non stuzzicate la zanzara (1967), entrambi veicoli per una scatenata Rita Pavone. È il 1972, l’anno della svolta. Mimì metallurgico ferito nell'onore (1972) lancia Giancarlo Giannini, sino ad allora visto quasi esclusivamente in ruoli di secondo piano da eccellente comprimario. Insieme a un’ispiratissima Mariangela Melato, l’attore formerà quella che sarà consegnata alla storia del cinema come la coppia per eccellenza del cinema wertmülleriana. Seguono Film d'amore e d'anarchia - Ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza..." (1973) e Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974).
Il successo spettacolare e universale di questi film quasi impallidisce di fronte a Pasqualino Settebellezze (1975) nel quale Giannini si rivela come interprete assolutamente geniale nell’esplorare i bassofondi più abietti dell’animo umano. Per il tour de force del film, la regista diventa la prima donna nella storia degli Academy Awards ad essere candidata come migliore regista. Anni dopo, commentando il suo Oscar onorario (2020), si dirà scandalizzata che l’Oscar non si chiami… Anna.
Gli anni Settanta sono quelli in cui il nome della Wertmüller si afferma alla pari di quello dei grandi maestri come Fellini. Film come La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978) segnalano nuove ambizioni della regista mentre Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici (1978) conclude il decennio wertmülleriano settantesco. Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada (1983) e Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1985) confermano che il guizzo satirico e il graffio comico della regista godono ancora di ottima salute.
Pensatrice iconoclasta e anarcoide, talento comico esplosivo, ha segnato in profondità il cinema italiano, realizzando i suoi capolavori uno via l’altro senza mai guardarsi indietro. Lina Wertmüller sarà sempre uno degli antidoti più efficaci contro la standardizzazione della cultura, la banalizzazione dei conflitti, sempre in rotta di collisione con il conformismo degli anticonformisti di professione. L’umorismo graffiante e inesorabile dei suoi film migliori ci ricordano che ridere significa sempre prendere una posizione. Ovviamente politica.
Giona A. Nazzaro