Il mezzo cinematografico consente ai cineasti di esplorare i diversi contesti che creano le ansie, le solitudini e l’isolamento che gli esseri umani vivono. In questo primo programma dei Pardi di domani 2020 vediamo conflitti d’identità, solitudine al lavoro, l’impatto ambientale sulle ansie legate alla salute, gli obblighi famigliari e le aspettative della società create dall’establishment.
Ad aprire il programma è il documentario Parcelles S7 (Land Lot S7), del regista, fotografo e artista iraniano Abtin Sarabi. Uno sguardo poetico sulla solitudine dei lavoratori nelle piantagioni di zucchero di canna a Richard Toll, un paesino nel nord del Senegal. Mentre gli uomini viaggiano nella notte sono avvolti dalle nuvole di fumo tossico nate dalla pratica desueta di bruciare le canne prima del raccolto all’alba. Abtin si serve di musica tradizionale sovrapposta a immagini di fuoco, natura e uomini soli con maschere tribali, creando una presenza simbolica costante con riferimenti mitologici.
Il cineasta emergente ruandese Ngabo Wa Ganza firma il suo primo cortometraggio, Fish Bowl, dove la pressione degli obblighi tradizionali imposti e la solitudine accentuata dal divario generazionale fanno da sfondo per un delicato ritratto di amicizia messa in discussione tra un giovane artista e la sua amica, il giorno prima del funerale della madre di lui.
Here, Here di Joanne Cesario esplora i confini tra documentario e finzione, presentando in modo autentico e sensibile l’impatto dell’industria mineraria su una piccola città filippina, e su una famiglia che attende notizie potenzialmente devastanti su un parente in seguito a un incidente in miniera. Joanne crea parallelismi tra il paesaggio e il corpo, sottolineando le ansie in aumento a proposito della salute, la morte, la natura e l’ambiente.
Spotted Yellow si apre su un mondo di tormento interiore. Roya è una ragazza che passa le proprie giornate nascosta dietro una maschera da giraffa, come cantastorie in una colonia estiva per bambini. La regista, sceneggiatrice e produttrice iraniana Baran Sarmad crea un’estetica malinconica con una colonna sonora isolante per accompagnare la protagonista nelle sue battaglie identitarie e la sua solitudine.
Zhannat Alshanova, originaria del Kazakhistan, ha precedentemente partecipato al workshop di Béla Tarr a L’immagine e la parola, e il suo cortometraggio di diploma End of Season (2018) ha debuttato nella Selezione Ufficiale del 71mo Festival di Cannes (Cinéfondation). Il suo corto più recente, History of Civilization, esplora il modo in cui i pregiudizi sociali costringono la tutor universitaria Indira a lasciare il Kazakhistan in cerca di libertà in altri paesi, ma quando ottiene l’opportunità cede alla stessa libertà che sta cercando.
Liz Harkman
Comitato di selezione