Per essere stato l’addetto di Jean-Luc Godard, avere convinto il poeta Aragon a vedere Pierrot le fou, è paradossale che nel sentire comune della cinefilia Bertrand Tavernier sia associato a un’idea passatista di cinema. La sua riabilitazione di Aurenche e Bost, giustiziati dalle parole taglienti e impietose di Truffaut, come banco di prova e atto di nascita della nouvelle vague, lo hanno ridotto sommariamente, e ingiustamente, nell’immaginario dei cinefili arrembanti a una sorta di avvocato fuori tempo massimo del tanto detestato cinema di papà. Il Locarno Film Festival ha avuto la fortuna di intrecciare la sua storia con quella di Tavernier. Il magnifico e crepuscolare Daddy Nostalgie, dalla grazia renoiriana, viene presentato in concorso nel 1990. Nel 2003 è la volta di Mississippi Blues e Round Midnight per la retrospettiva All That Jazz. Chiunque abbia avuto la fortuna di incontrare Tavernier ha avuto modo di attingere alla sua sapienza cinematografica: universale, enciclopedia, aneddotica e, soprattutto, tutta di prima mano, da autentico protagonista del cinema. Tavernier non aveva paura di andare contro corrente. Di rifiutare di assecondare il gusto e le opinioni del suo tempo. Le sue posizioni le difendeva con chiarezza. Le sue passioni non erano mai quelle ufficiali, come dimostra anche la sua magnifica e sorprendente storia del cinema francese; ma sempre il frutto di una sapienza esercitatasi nel buio della sala. Sentirlo parlare di Richard Fleischer e dell’uso che questi faceva dello scope è esemplare. Il suo amore per il cinema di genere italiano, soprattutto Riccardo Freda, era sempre nel segno dell’ammirazione per la messa in scena. Al Bergamo Film Meeting supervisionò la proiezione della sua copia personale di La salamandra del deserto di Freda. Il suo amore infinito per il jazz gli ha permesso di creare un vero e proprio monumento a Dexter Gordon con Round Midnight, rilanciando così il nome di un tenorista geniale ingiustamente relegato nel dimenticatoio. Documentarista di genio, firma con l’amato Robert Parrish l’immenso Mississippi Blues. E proprio come i suoi amati registi di serie B che lavorano per gli studio di una volta, sapeva assumere le redini di progetti nati in contesti produttivi lontani dalla sensibilità europea e francese. L’occhio del ciclone – In the Electric Mist, tratto da quello che forse è il miglior libro della serie incentrata su Dave Robicheaux creata da James Lee Burke, è realizzato in Louisiana con l’alito mortale dell’uragano Katrina che aleggia ancora sul set e la regione. Bertrand Tavernier era un cinefilo e un cinefago; un monumento vivente all’amore per il cinema che vivrà per sempre.
Giona A. Nazzaro