News  ·  06 | 08 | 2021

Intervista al regista

After Blue (Paradis Sale) | Bertrand Mandico | Concorso internazionale

Un mondo dopo quello blu

Ci può parlare della scelta del titolo, del nome del pianeta e del mondo delle donne? 

Ho immaginato la conquista di un nuovo mondo, simile a quella dell’America con i suoi pionieri, ma in scala planetaria, con una coscienza ecologica eretta quasi a religione.

Delle comunità lasciano la terra per creare un mondo migliore, in cui si rinuncia all’informatica, alle macchine, preconizzando un’osmosi con la natura.

Un mondo, After Blue, che viene dopo l’attuale “pianeta blu", con regole che finiscono per diventare eccessive, feudali. Un Eden destinato inevitabilmente a diventare un paradiso perduto, sporcato dalla presenza umana. Da qui il sottotitolo “Paradis sale”. Il secondo significato del titolo rimanda poi all’ultima cosa che si dice percepisca un uomo quando muore: il colore blu.

Ho immaginato un pianeta in cui un virus impedisca la presenza degli uomini, in cui sopravvivono solo le portatrici di ovaie, che donano la vita. Un’utopia non ideologica, ma biologica.

Universo formale di After Blue

Ha detto che il film è stato ispirato da un sogno di Fellini.

Ho letto che Fellini sognava di fare un film di fantascienza, ammirando molto Moebius. Si era parlato di lui per dirigere Flash Gordon. Ci sono tracce del suo progetto in Satyricon, ma anche in 8 1/2. Immaginando l’universo formale del film ho pensato molto a Fellini, oltre al panteismo di Boorman

After Blue è una fantasia esoterica, in cui ho giocato con l’idea di western cosmico. È girato in 35mm, con effetti speciali creati al momento delle riprese, tra le scenografie, le retroproiezioni e i filtri ottici. Una coralità di performance in cerca di un equilibrio. Per me quello che non si crea sul set non deve esistere, è del cinema “falso”. Lo spettatore deve vedere solo quello che è filmato dalla macchina da presa.

Riferimenti nel film

Il film presenta riferimenti visivi e di scrittura, sia arcaici che contemporanei. 

È una tessitura progressiva o per associazione di idee. Sviluppo il mio racconto attraverso diversi strati di lettura.

Convoco il mito, che confronto con il mondo moderno, conservando una stilizzazione coerente nel film terminato. Amo l’idea di far coesistere Sergio Leone e Vera Chytilova.

Colonna sonora

Il lavoro sul suono è altrettanto particolare.

Per la musica, abbiamo immaginato un certo numero di partizioni, che sono state rilavorate al montaggio.

Il lavoro musicale non è teorico, ma sensitivo. Al contrario il suono, che è più organico, passa per un’altra tecnica di lavorazione artigianale, molto più ibrida.

Il suono è la materia che lega le immagini al montaggio. La colonna sonora dei miei film è espressionista, mentre le immagini sono impressioniste.

Lavoro sul set

Come si è articolato il lavoro con le attrici e gli attori? 

Il casting è stato lungo, per trovare il giusto equilibrio fra i personaggi.

Abbiamo provato molto per trovare una fluidità nella recitazione e permettermi di girare dei piani sequenza. Si sono tutte abbandonate ai loro personaggi, le riprese sono state molto fisiche, in pessime condizioni meteorologiche.

La pandemia è poi esplosa mentre eravamo sul set. Abbiamo lavorato in maniera monacale, in un tempo sospeso.

Intervista di Adriano Ercolani