Solo l’idea meriterebbe un premio. Ambientare un film dell’orrore a Bobbio. La cittadina di Marco Bellocchio. Quella de I pugni in tasca. Daniele Misischia, una vita al fianco dei fratelli Manetti, regista nel 2017 dell’ottimo The End? L’inferno fuori (ossia zombi a Roma, un’altra idea non male), firma un film che solo a leggerlo sulla carta potrebbe sembrare una pazzia e invece funziona splendidamente. Immaginate il miglior cinema adolescenziale dei Vanzina (Sapore di mare, per esempio). Aggiungete I Goonies. Poi condite con una passionaccia per tutto quel che è l’horror degli anni Ottanta (Jason, Freddy, Halloween). Un po’ di fumetti e tanta buona musica (i Blue Öyster Cult di Fire of Unknown Origin, per dire). Senza dimenticare il gusto salace per le commedie di una volta.
Ecco: Il mostro della cripta è tutto questo e anche qualcosa di più. Misischia di suo ci mette un approccio filologico e divertito, giocando a tutto campo. Un esempio di cinema libero, in grado di divertirsi con i generi, senza mai prendersi troppo sul serio. Retto da una competenza d’altri tempi. Se Il mostro della cripta fosse un VHS, avremmo consumato il nastro da molto tempo. Voi, però, continuate a scrutare i cieli…
Giona A. Nazzaro