Un amore sconfinato, quello di una madre per il figlio, e il ritratto senza compromessi dalla Tunisia post-rivoluzionaria: questo è Streams di Mehdi Hmili. Amel è pronta a tutto per aiutare il figlio Moumen, aspirante calciatore. Anche chiedere i favori di un ricco uomo d’affari, che abusa di lei condannandola al carcere per adulterio. Sconvolto dallo scandalo, Moumen fugge di casa, cercando rifugio in una comunità sommersa fra spaccio e prostituzione. Tornata in libertà, per ritrovarlo, Amel setaccerà le strade violente di una Tunisi travolta dal caos: è un viaggio nel collasso di una nazione.
Famiglia, violenza e amore: questi i tre concetti al cuore di un film dalle forti tinte autobiografiche. Un film diviso in due nuclei emotivi, nella corsa affannosa per farli ricongiungere. Da un lato, un racconto crudele della giovinezza che osa addentrarsi in territori raramente battuti dal cinema tunisino, fra la franchezza delle droghe e del sesso (anche omosessuale, anche mercenario). Dall’altro lato, un melodramma trascinante, calorosamente popolare, sostenuto con intensità lacerante della magnifica Afef Ben Mahmoud, madre coraggio che si lascia alle spalle le speranze della Rivoluzione dei Gelsomini e naviga nelle acque oscure di una nuova decadenza sociale, economica e morale. Un film d’amore e furia, senza paura di emozionare.
Eddie Bertozzi