Non avrebbe dovuto durare, Matt Dillon. Le leggi dello spettacolo avrebbero voluto che lui, giovane e bello, durasse l’arco di una stagione. E Matt Dillon non solo è durato, ma si è rivelato anche uno degli interpreti più interessanti, duttili e maturi del cinema statunitense. I giovani guerrieri lo rivela e lascia il segno. Il dittico di Francis Ford Coppola – I ragazzi della 56esima strada e Rusty il selvaggio – lo trasforma in un simbolo generazionale. Matt Dillon, invece, si sottrae all’abbraccio troppo stretto del successo, inizia a esplorare la sua arte di attore e inizia una carriera ricca di soddisfazioni e avventure che in occasione del 75esimo anniversario del Locarno Film Festival abbiamo deciso di omaggiare quale simbolo di creatività e curiosità.
Sempre pronto a mettersi alla prova, si è cimentato anche con la regia e ha osato lavorare contro la sua immagine. Basti pensare a due film diversissimi come Tutti pazzi per Mary e La casa di Jack, nel quale interpreta un sulfureo serial killer filosofico.
Matt Dillon incarna un’idea di attore e cinema americano che ci sembra ancora oggi in linea con le migliori energie e idealità della Nuova Hollywood degli anni Settanta. In questo senso, Dillon incarna un’idea di classicità inquieta che cerca il dialogo con il nuovo e l’imprevisto. Con le sorprese che riserva il futuro. Proprio come il Locarno Film Festival.
Giona A. Nazzaro