News  ·  03 | 08 | 2022

Stone Turtle

Ming Jin Woo | Concorso internazionale

©Greenlight Pictures

Nel 2006, gli avventori del Festival che frequentavano le proiezioni di Open Doors poterono scoprire Lampu merah mati (Monday Morning Glory), il primo lungometraggio del cineasta malese Ming Jin Woo, dopo un primo giro di festival che includeva San Francisco, Busan, Tokyo e persino il Forum della Berlinale. Sedici anni e più di una dozzina di film dopo, con un percorso in tutta Europa e Asia (tra cui Orizzonti a Venezia con Woman on Fire Looks for Water e la Quinzaine a Cannes con The Tiger Factory, oltre ad essere diventato un habitué di Rotterdam), Woo ritorna a Locarno, questa volta in Concorso internazionale, con Stone Turtle.  

Il suo nuovo film è un’operazione di equilibrio brillante ma modesto, che scorre nonostante la sua complessità e coinvolge su più livelli. Gioca con i codici del genere nella giusta misura per consentire allo spettatore il divertente distacco di mito e fantasia, ma allo stesso tempo ci ricorda che non c’è nulla di fantastico o immaginario nei temi sociali che affronta. C’è molta violenza in questo racconto di vendetta, inclusi alcuni momenti tendenti al gore, ma quella peggiore rimane fuori campo. Allo stesso modo, costruisce il suo puzzle narrativo con variazioni sottili, invitandoci a seguirne la struttura con attenzione come se fosse un gioco, ma in fondo sembra che stia pronunciando un discorso privo di speranza sull’ineluttabilità del destino.  

Con tutti i suoi artifici, la sua cura formale e i suoi tocchi di stile (tra cui la delicata animazione a firma di Paul Williams che evoca volutamente La tartaruga rossa di Michael Dudok de Wit), Stone Turtle è vero intrattenimento di qualità. Ma è anche – forse soprattutto? – un commento forte su una realtà molto più dura, ma stilisticamente lontano dal cinema socialmente impegnato in senso classico.  

Zahara, la misteriosa protagonista, vive con la piccola Nika su un’isola quasi deserta, dove arriva un ricercatore che sta cercando le uova di una tartaruga in via d’estinzione. Tramite il loro incontro, il film parla delle sofferenze dei rifugiati invisibili, e della violenza continua contro le donne, anche dove dovrebbero essere maggiormente protette. Asmara Abigail è magnetica nei panni della protagonista, con un sottile equilibrio fra tenerezza e rabbia; vulnerabilità e grande forza; un’ingenuità infantile e la maturità di una donna che le ha viste tutte; la maledizione del passato e la speranza del futuro; e la sfiducia e la fiducia nella società. Pur evitando le altre persone, lei sogna che Nika vada a scuola e cresca in vista di una vita migliore, sentendosi potente come la sua supereroina preferita Ms. Marvel, ma nel mondo reale, per quanto brutto questo possa essere.  

Pamela Biénzobas 

 

Diciassette anni fa, nel 2005, Ming Jin Woo era a Locarno con il suo lungometraggio d’esordio Lampu merah mati (Monday Morning Glory