Ci sono elementi fortemente tragici nei melodrammi di Douglas Sirk, ma sono lontani dal triviale di parte della tradizione cinematografica melò. Questi emergono con grazia ed eleganza, persino con ironia e consapevolezza, e sono conditi da uno stile impeccabile. È pur vero che non abbiamo a che fare, come nella tragedia, con un mondo caratterizzato dal sacro, con un sistema metafisico, eppure riusciamo a percepire bene gli echi, i frammenti di miti che abitano ancora, nonostante tutto, il nostro inconscio. Con il Douglas Sirk degli anni Cinquanta, siamo di fronte al meglio di quella immaginazione melodrammatica descritta da Peter Brooks un paio di decenni più tardi. Helen Phillips, protagonista di Magnificent Obsession, è un po’ Alcesti e un po’ Edipo. Questa donna di mezza età, interpretata da Jane Wyman, attrice molto amata da Sirk più per la sostanza che per la bellezza, perde il marito, medico e filantropo, a causa di Bob Merrick (Rock Hudson), irriducibile playboy. Bob ha infatti un incidente, causato dalla sua imprudenza e tracotanza, con il suo motoscafo. Il giovane uomo necessita per questo dell’intervento di un respiratore proprio nel momento in cui anche il marito di Helen si sente male. Bob finisce per innamorarsi di Helen e la donna, dopo molte resistenze e dopo essere diventata cieca, capisce che l’uomo, molto più giovane di lei, è davvero cambiato dopo la tragedia e la ama davvero. Magnificent Obsession è uno dei film che ha contribuito negli anni Settanta alla definitiva riscoperta di uno degli autori più importanti del cinema classico hollywoodiano.
Mattia Lento