Al largo di Acapulco vengono rinvenuti i cadaveri di alcuni luchadores, i wrestler professionisti messicani. La polizia brancola nel buio, e si rivolge alla facoltosa Gloria (Maura Monti), che usa il suo patrimonio per combattere il crimine. Esperta di arti marziali, svolge parte delle sue attività muovendosi proprio nell’ambiente dei luchadores, con un costume che le è valso l’appellativo di donna pipistrello. Questo è La mujer murciélago, classe 1968, presentato a Locarno nella versione restaurata a cura della Cinema Preservation Alliance, e recentemente ritornato alla ribalta negli Stati Uniti grazie a un episodio della serie Mystery Science Theater 3000, dove degli alieni costringono un umano a guardare pellicole di serie B per analizzare le sue reazioni. Un film gloriosamente cheap e al contempo ambizioso, che sfrutta la “Batmania” di quel decennio fondendola con una premessa non tanto lontana dai mondi de Il mostro della laguna nera (con l’aggiunta di uno scienziato pazzo il cui assistente, per forza di cose, si chiama Igor). È l’anno in cui il Batman televisivo con Adam West chiude i battenti dopo tre stagioni, l’ultima delle quali con Yvonne Craig nei panni di Barbara Gordon alias Batgirl. Palese ispirazione per il costume di Gloria, la cui caratterizzazione è però basata sul personaggio di Kathy Kane/Batwoman, introdotta nei fumetti della DC Comics nel 1956 e in grado di vedersela con qualunque avversario. Un contesto culturale che anni dopo ispirerà l’iconografia di Bane, il famigerato villain che ha spezzato la schiena a Batman negli anni Novanta (e nel 2012 al cinema).
Questo ambito culturale, molto in voga nel cinema popolare messicano di allora, giustifica il costume della protagonista, mentre il tono da B-movie fa lo stesso per quello della creatura: un esempio palese della meravigliosa tradizione dell’uomo in tenuta di gomma per incarnare il mostro di turno, il tutto sotto l’occhio vigile e appassionato del regista René Cardona, che gestisce la commistione di elementi con criterio. Costantemente e volutamente in bilico tra serio e faceto, con un tono che da un lato si avvicina alla premessa con il massimo dell’onestà e dall’altro si diverte di tanto in tanto a giocare con le aspettative del pubblico – così la figura della stessa donna pipistrello, eroina e al tempo stesso damigella in pericolo quando è il momento di ricreare una certa famosa immagine associata all’uomo-pesce. Il film sfrutta poi la qualità turistica di Acapulco per consegnare vedute bellissime in cui poi inserire gli scontri fra Gloria e i suoi improbabili, ma non per questo meno carismatici, avversari. Che si tratti della spiaggia o del fondale marino, le location contribuiscono in maniera vitale al fascino bislacco di un racconto a tratti allegramente ridicolo, votato al divertimento puro in un contesto che saccheggia l’immaginario collettivo statunitense per renderlo specificamente, magnificamente messicano. Con uno spirito autenticamente “fumettoso” che nel successivo adattamento ufficiale di Batwoman, realizzato per il piccolo schermo qualche anno fa, latita un po’.
Max Borg