News  ·  04 | 08 | 2023

Kona fer í stríð (La donna elettrica)

Un cult dei nostri tempi. Il film definitivo sull'ansia ecologica, prima che venisse chiamata così.

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Terzo lungometraggio di Benedikt Erlingsson, dopo Storie di cavalli e di uomini e The Show of Shows, e grande successo internazionale, a partire dall'anteprima mondiale alla Semaine de la Critique di Cannes nel 2018, La donna elettrica contribuisce a portare alla ribalta il cinema islandese contemporaneo. Una commedia divertente e intelligente, oltre che dichiaratamente politica nelle sue istanze ambientaliste, esempio vincente di una cinematografia ben più eterogenea di quel che si possa pensare.

Solo per fare qualche titolo, l'anno precedente proprio al Locarno Film Festival è stato premiato Winter Brothers, maturo esordio di Hlynur Pálmason, in pochi anni diventato uno dei registi più interessanti del cinema mondiale. Oltre al veterano Baltasar Kormákur, che in una filmografia ultraventennale non ha disdegnato film dal forte potenziale commerciale e produzioni hollywoodiane, senza pretendere di essere esaustivi citiamo almeno il Valdimar Jóhannsson del recente Lamb, singolare fiaba nera dalle atmosfere perturbanti, e il Grímur Hákonarson di Rams, da cui nel 2020 è stato tratto perfino un remake australiano, con lo stesso titolo.

Includiamo nell'elenco dei registi che hanno esportato il cinema dell'isola in tutto il pianeta pure il parigino di nascita Dagur Kári, l'autore di Nói albinói e Virgin Mountain. Era passato invece alla regia con Last and First Men, prima della prematura scomparsa, uno dei più capaci compositori di musica per film del cinema di oggi, Jóhann Jóhannsson. Se pensiamo a come siano a tutt'oggi sulla cresta dell'onda talenti musicali come Björk o i Sigur Rós, comprendiamo meglio la portata non solamente cinematografica di questa nuova onda culturale islandese, che ha fatto conoscere il Paese nordico alle diverse latitudini.

Non sorprende, allora, la qualità del film di Benedikt Erlingsson proiettato in questa edizione del Locarno Film Festival. Sarà l'occasione per rivedere o, per chi l'avesse perso cinque anni fa, per scoprire un regista capace di alternare nello stesso film toni leggeri a momenti di riflessione o di dramma, affidandosi a un'attrice straordinaria, Halldóra Geirharðsdóttir, che meritatamente ha fatto incetta di premi nei festival per questa interpretazione. Non sveliamo allo spettatore in dettaglio i colpi di scena che l'abile sceneggiatura, scritta dallo stesso Erlingsson insieme a Ólafur Egilsson, regala, in un'altalena emotiva che fa del ritmo narrativo un punto di forza. Si ride, guardando La donna elettrica, ma sono spesso risate amare. Nella storia della cinquantenne Halla, attivista dai metodi radicali sempre più decisa a sconfiggere attraverso le più disparate forme di sabotaggio l'industria dell'alluminio e i suoi legami con il governo, fa irruzione a un certo punto il privato...

La donna elettrica è il film definito sull'ecoansia, prima che si chiamasse così. Un cult dei nostri tempi.

Francesco Grieco