News  ·  07 | 08 | 2023

Edoardo Leo sull'adattamento dell'Otello di Shakespeare

Abbiamo parlato con lui di come sia nato l'adattamento, delle sue scelte artistiche e della rappresentazione dell'ossessione maschile per il possesso.

©Andrea Pirrello

Come è nata l’idea di un nuovo adattamento dell’Otello? 

Lavoro a questo progetto da molti anni, volevo addirittura farne il mio esordio alla regia, poi per vari motivi l’ho rimandato. Nasce da varie riflessioni, è una storia drammaticamente contemporanea, come vediamo nei fatti di cronaca che succedono tutti i giorni. È un femminicidio, un’opera anomala di Shakespeare, in cui sostanzialmente il protagonista è Iago, ma si intitola La tragedia di Otello. Ho pensato di fare una traduzione integrale dell’opera shakespeariana in dialetto romanesco, senza sceneggiarla, tagliando solo poche parti. Siccome il senso generale era l’ambiguità di tutti i personaggi, ho deciso di dargli il titolo Non sono quello che sono, che è una delle frasi più iconiche che dice Iago. 

 

Shakespeare è considerata un’opera alta, ma queste scelte nell’adattamento lo riportano alle radici popolari originali. 

C’è stato un grande misunderstanding in tutta l’opera shakespeariana negli ultimi 50 anni, per cui lo si è considerato, anche in virtù di alcune traduzioni, un autore facente parte di un côté intellettuale, di un teatro difficile. Lo è per certi versi, ma nelle intenzioni dell’autore è un’opera estremamente popolare, nel senso più alto del termine. La storia è accessibile a tutti, bisognava rendere tale anche il linguaggio. La traduzione in dialetto la riporta a quel contesto popolare che ricerco da sempre, pur non perdendo in nessun modo la poesia del linguaggio. 

 

L’aspetto della gelosia, dell’ossessione maschile per il possesso in questi anni in cui hai pensato all’adattamento è ancora di più esplosa nelle cronache. 

Purtroppo sì. Il senso generale di questa trasposizione è proprio questo. È un’opera scritta 400 anni fa e, nelle dinamiche patriarcali di possesso dell’uomo nei confronti della donna, non è cambiato praticamente niente. Per questo è drammaticamente contemporanea. I classici servono proprio a rileggere il presente, e mai come adesso la storia dell’Otello ci racconta le dinamiche malate fra l’universo maschile e quello femminile. 

 

Ogni epoca ha le sue tragedie, Shakespeare inserisce nella narrazione le guerre della sua epoca, qui inserisci a un certo punto, in un televisore, la cronaca dell’attentato dell’11 settembre. 

All’inizio quella scena l’avevo messo solo per rendere chiaro il periodo in cui è ambientata la vicenda. Poi, come a volte succede nel cinema, le storie assumono anche un altro senso. Quel crollo terrificante dell’umanità, la violenza di quella immagine, rappresenta, nel momento in cui l’ho inserita, anche il crollo dell’anima di tutti i personaggi. 

 

Negli ultimi anni mi sembra che tu ti stia indirizzando come autore verso territori più crepuscolari, allontanandoti dalla commedia e abbracciando riflessioni più drammatiche. 

Sicuramente si cresce, ho compiuto 50 anni. Sul versante della commedia ho raccontato molto e non escludo di continuare a farlo. È una lente con la quale puoi guardare anche fatti molto drammatici, lo è per sua intrinseca natura. Ma mi andava di esplorare cose che mi avevano sempre molto interessato in 30 anni di carriera. La realtà è che vieni fagocitato dalle cose che hanno più successo, a volte vieni affettuosamente descritto come attore principalmente di commedia. Ma io, in realtà, sia nel versante teatrale che per mio interesse personale, ho sempre coltivato invece un’idea di cinema a 360 gradi. Negli ultimi anni ho fatto, potendomelo permettere, delle scelte diverse, come recitare nel film di Ivano De Matteo, Mia, L’ordine del tempo di Liliana Cavani, poi questo Otello. È arrivato per me il momento anche di scioccare un po’ chi mi segue, chi apprezza il mio lavoro. Uscire da quella che viene erroneamente considerata una comfort zone, in cui fai delle cose che pensi di saper fare. Questo invece è un progetto che ha richiesto molti anni, per cui sono ingrassato 20 chili, dovendo sottopormi a un invecchiamento molto faticoso e lunghissimo. Le scelte degli ultimi due anni le ho fatte perché mi andava di raccontare sempre più a fondo, come avevo fatto con la commedia, alcuni aspetti della nostra vita sociale. Con un realismo maggiore rispetto a certe commedie. 

 

L’ambientazione è in un litorale che dovrebbe dare libertà allo sguardo fino all’orizzonte, ma sembra invece soffocare i personaggi, che si chiudono sempre più in sé stessi. 

Otello è profondamente claustrofobico. I personaggi si muovono in un piccolissimo centro, con il mare davanti, dal quale non riescono a fuggire. Ho cercato di rispettare la scrittura originaria, e ho trovato questo borgo di Nettuno rimasto immutato nei secoli, che mi riportava a un’ambientazione classica pur mantenendo la contemporaneità. Lì è nata l’idea di mettere in scena la storia senza figurazioni. A parte una scena in discoteca, i ristoranti, le strade, le spiagge sono vuote. Ci sono solo i personaggi che parlano. Volevo metterli al centro di questa storia, quasi rispettando la messa in scena teatrale dell’opera.  

 

Com’è andata la ricerca del cast, hai scelto come interpreti molte facce nuove? 

Fare Iago è sempre stato un mio pallino, non avendolo potuto fare a teatro. A parte questo, volevo confrontarmi con una generazione di attori diversa e nuova. È stata una ricerca complessa, come quella di trovare un attore di colore di origini arabe, come nell’origine di Otello. Per restituire il realismo ho scelto di non riempire il film di volti conosciuti, anche se a me cari. A parte Antonia Truppo, attrice di grande esperienza, bravissima e utilissima nel film, ho lavorato con dei giovani. La parte che più mi entusiasma è proprio la direzione degli attori. Volevo l’attore giusto per ogni ruolo, non quello più conosciuto. 

 

Mauro Donzelli

 

Encounter su Non sono quello che sono - The Tragedy of Othello di W. Shakespeare, con Edoardo Leo e Pietra Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia del Cinema Italiano - Premi David di Donatello. 

La conversation si svolgerà lunedì 7 agosto alle 15.30 alla Davide Campari Lounge.