News  ·  07 | 08 | 2023

Stepne

Un film malinconico e luttuoso sugli addii: alle persone care, ai tempi passati, alle origini.

© Andrii Lysetskyi

Un vecchio autobus attraversa un paesaggio desolato, all'alba, da qualche parte nell'Ucraina orientale. All'interno è pieno di gente comune, paesani, lavoratori. Tra loro c'è un uomo di mezza età che in seguito identificheremo come Anatoliy. Poco dopo scende dall'autobus e attraversa la strada fangosa con un mucchio di sacchi in mano. Non si vede nessuno in giro e il paesaggio invernale vale più di mille parole. L'apertura di Stepne non solo ci introduce al protagonista del film, interpretato con meticolosa precisione da Oleksandr Maksiakov, ma imposta immediatamente il tono crepuscolare del film attraverso un'ambientazione sorprendente, un'atmosfera eterea e uno stile cinematografico quasi documentaristico ma rigoroso. Una storia di fantasia profondamente radicata nella realtà, Stepne è l'attesissimo lungometraggio d'esordio di Maryna Vroda, in lavorazione da oltre un decennio. Conosciuta soprattutto per il suo cortometraggio Cross (2011), in cui riflette sottilmente sull'esistenza umana, e che ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes, la regista ucraina consegna qui un'opera d'arte socialmente, politicamente ed esteticamente molto rilevante che ricorda i migliori esempi del patrimonio cinematografico dell'Europa orientale e ne estende l'eredità con un altro capolavoro. Il luogo dimenticato da Dio che Anatoliy sta visitando è la sua città natale, mai specificatamente nominata nel film, dove l'invecchiamento della popolazione sta lentamente ma costantemente scomparendo. È venuto a prendersi cura della madre morente (interpretata da Nina Antonova), e questo viaggio elegiaco sarà un incontro con il passato - il suo passato e i suoi ricordi, per lo più rispecchiati nella figura di Ania (Radmila Shegoleva), una amore perduto che è rimasto nella piccola città; ma anche il passato di un Paese, di gente che ha vissuto e sopravvissuto a grandi carestie e guerre – e che ora sta svanendo. Scarno a livello di dialoghi, Stepne è un film in cui il significato e le emozioni raggiungono il pubblico attraverso i suoi abbondanti silenzi espressivi e ciò che rimane non detto; attraverso il movimento della macchina da presa, che sembra creare una danza coreografica insieme alla messa in scena, eppure si sente ancora parte integrante della realtà che sta catturando; attraverso il riflesso della luce diffusa del giorno e della calda luce delle candele su volti, oggetti e spazi; attraverso la fisionomia dei non attori e il canto che interpretano; attraverso il paesaggio sonoro accuratamente progettato e il ritmo di montaggio magnetico. In definitiva, Stepne è un film malinconico e dolente sugli addii, sul salutare i propri cari, i tempi passati, le origini. Un film che ci metterà di fronte ai nostri ricordi personali. Una cronaca della scomparsa.

Stefan Ivančić