News  ·  08 | 08 | 2023

Pueblerina

Le emozioni traboccano, le lacrime abbondano e scorrono copiose in questa vibrante e appassionata storia d'amore. Uno splendore visivo!

© Fondatión Televisa

Pueblerina, uno dei film fondamentali di Emilio Fernández, che trent'anni dopo ne dirigerà un autoremake intitolato México Norte, può contare su una ventenne Columba Domínguez, nel ruolo di Paloma, l'intensa interpretazione che la lancia definitivamente come una delle star più rappresentative del cinema messicano ai suoi apici.  

Il film appartiene al genere del melodramma rurale. Infatti, anche se di morti tragiche non ce ne sono, almeno tra i personaggi più simpatici, è facile commuoversi: le emozioni esplodono strabordanti, le lacrime abbondano, scorrono copiose, soprattutto sul viso di Paloma, l'amore fragile e contrastato della giovane e dell'ex detenuto Aurelio subisce per tutto il film una persecuzione continua, un vero e proprio ostracismo.  
L'ambientazione è quella del Messico di campagna: ci sono il pueblo, la terra da lavorare insieme a tutta la famiglia, la chiesetta con il prete molto saggio, muli e cavalli come mezzi di trasporto, combattimenti tra galli per guadagnare qualche soldo in più, fiere di paese. C'è persino uno strano palio con i cavalli, la “carrera”: i gareggianti devono afferrare dei coltelli e lanciarli più volte contro una sagoma di legno usata come bersaglio. 

Alla direzione della fotografia l'immenso Gabriel Figueroa, che dipinge con la luce: i cieli sovrastano i personaggi nelle scene pittoriche in campo lungo, che per il loro splendore non sfigurano affatto nel confronto con quelle di John Ford. Come se l'epica popolare di Fernández si nutrisse delle immagini (e delle storie) del western classico.  

Il paesaggio e i luoghi diventano a tal punto centrali nell'economia della storia che in una scena ascoltiamo la voce fuori campo della casa natale dell'eroe Aurelio, una sorta di spettro dell'abitazione, che gli parla come se fosse un'allucinazione uditiva. È il richiamo della terra madre, fortissimo in Aurelio, al punto che nemmeno le angherie e i soprusi subiti da Julio González, proprietario dell'hacienda e stupratore di Paloma, e da Ramiro González spingono il giovane ad abbandonare il paesino. Lo strapotere dei malvagi González è confermato nella conversazione minacciosa con il “delegado” del pueblo Rómulo, l'autorità politico-amministrativa della località, che ammette di essere stato piazzato in quel ruolo proprio dai due, rivendicando tuttavia una certa autonomia decisionale. È Rómulo a sposare legalmente Paloma e Aurelio, proponendo come testimoni il proprio segretario e tre amici detenuti per ubriachezza, quando per timore dei González nessuno si candida, nemmeno i vecchi compagni di Aurelio, Tiburcio e Froilán.  

Tra le parti memorabili del film, citiamo almeno la lunga sequenza della festa di nozze tra Paloma e Aurelio, dove nessuno degli invitati si presenta. Anche qui è un campo lungo a includere nella stessa inquadratura contemporaneamente le panche vuote e i due sposi, il loro isolamento è totale. Forse solo la festa di carnevale del magnifico I vitelloni di Felloni raggiungerà un livello tale di tristezza.  

 

Francesco Grieco