News  ·  08 | 08 | 2023

Vista Mare

Un documentario poetico e surrealista che svela il lavoro nascosto dietro una "vacanza al sole" nelle località costiere dell'Alto Adriatico.

© EUTOPIAFILM

Le opere dei giovani cineasti altoatesini Julia Gutweniger e Florian Kofler sono caratterizzate da uno stile ben riconoscibile. A partire da Brennero/Brenner (2016), opera prima dedicata al villaggio situato a ridosso di uno dei valichi più importanti e frequentati d’Europa, la coppia ha subito trovato un linguaggio molto semplice ed essenziale fondato su inquadrature fisse, immagini geometricamente pulite e un montaggio disteso. Il cinema di Gutweniger e Kofler è fondamentalmente osservativo. A parlare sono i luoghi rappresentati, le persone che li popolano e le dinamiche sociali. I due cineasti sembrano affascinati rispetto ai sistemi umani e alle leggi che li governano. Non offrono tesi precostituite, ma lasciano allo spettatore la libertà di trarre delle conclusioni o di porsi delle domande rispetto al rappresentato. Se in Brennero/Brenner è il confine a essere messo al centro, in Sicherheit123 (2019) sono le Alpi e il sistema di messa in sicurezza del territorio a diventare protagonisti. Qui a Locarno, i due registi, selezionati per la Semaine de la critique, presentano il loro terzo lungometraggio, Vista Mare, in cui offrono una prospettiva inusuale sull’industria del turismo di massa. Per farlo hanno scelto uno dei luoghi iconici del turismo europeo, ovvero la riviera adriatica dell’Italia settentrionale. Il film non prende avvio nel pieno dell’estate, come ci si aspetterebbe, ma durante l’inverno, ovvero nel momento in cui iniziano i primi lavori preparatori per la stagione successiva. Nei mesi più freddi, operai edili, marinai, navi piattaforma, escavatrici ed enormi idrovore sono infatti impegnati nella strenua lotta per difendere le ampie spiagge sabbiose della riviera, quelle che hanno contribuito alla sua popolarità, contro l’incedere del mare. Sullo sfondo, il paesaggio costiero, fatto di enormi alberghi vuoti a ridosso del mare, appare spettrale, a tratti post-apocalittico. Sulla terraferma, imprenditori, artigiani e operai, nel frattempo, si occupano invece della produzione di nuovi ombrelloni e sdraio, della preparazione degli alberghi e dei ristoranti, della formazione del personale e della mise en place delle spiagge rimesse a nuovo. Nulla può essere lasciato al caso. Il mondo del lavoro è posto al centro della rappresentazione; il saper fare dell’imprenditoria locale e soprattutto della manodopera stagionale impegnata a garantire l’accoglienza e l’intrattenimento sono in primo piano. Sono tantissime le figure professionali rappresentate. Non si può non rimanere affascinati da tanta competenza, dalla Schwarmintelligenz, dall’intelligenza collettiva, quella dell’alveare per intenderci, che sta dietro l’accoglienza turistica, in particolare di questo territorio. Nel momento in cui inizia la stagione turistica questa visione ottimistica sembra però rompersi: tanti sforzi e tante competenze alla fin fine sono messe al servizio di un sistema fatto di spiagge sovraffollate, consumo sfrenato, abuso del territorio, cattedrali di plastica e sorveglianza perpetua degli spazi. C’è poi un’altra questione a cui il film accenna: con la breve sequenza che ritrae la protesta di un piccolo gruppo di lavoratori stagionali organizzati in un sindacato di base, i due autori alludono al fatto che nei luoghi del turismo spesso le condizioni di lavoro sono pessime. L’inserimento di questa sequenza sembra ricordarci che a pagare il prezzo del nostro svago e del nostro divertimento a volte sono quegli stessi lavoratori e quelle stesse lavoratrici che il film celebra con delicatezza e senza enfasi. 

 

Mattia Lento