Non sarebbe certo un’iperbole affermare che David Bordwell rappresenta uno spartiacque nella storia degli studi cinematografici, un solco profondo tracciato nella sabbia. Grazie alla sua erudizione e al suo rigore, possiamo senz’altro dire che nei film studies c’è un prima e un dopo Bordwell. È venuto a mancare il 29 febbraio scorso dopo una lunga malattia, come ricorda in un commosso messaggio di addio la sua collaboratrice e compagna di una vita Kristen Thompson.
Il compito di un festival cinematografico come il Locarno Film Festival è quello di guardare avanti, di immaginare i più vari futuri possibili del cinema e al tempo stesso di ripensarne il canone, sia mettendo in scena complesse retrospettive, sia dando il proprio sostegno al restauro di pellicole significative. E tuttavia, verrebbe meno al suo compito se non riconoscesse l’incommensurabile contributo di una figura come David Bordwell, la cui opera ha segnato la via per percorrere i diversi continenti del cinema. Approcciava i film, in gran parte con uno sguardo retrospettivo, come una scienza pratica, come un’arte popolare degna di essere dissezionata e analizzata in una maniera accessibile; la sua prosa effervescente e al contempo scrupolosa lo rendeva amato tanto dagli studenti quanto dai cinefili di lunga data.
Ora che ci ha lasciato, è finalmente possibile misurare l’inestimabile risorsa che la sua opera scritta ha rappresentato, che si tratti di “Observation on Film Art” – il suo blog, gestito con Kristin Thompson a partire dal suo ritiro dalla vita accademica nel 2004 – o dei suoi libri sul cinema di Hong Kong, sui critici degli anni Quaranta, sulla messinscena cinematografica classica, su Yasujirō Ozu, Carl Dreyer, o ancora sulla settima arte in generale.
Nonostante una fama smisurata, David Bordwell era anche conosciuto per la sua gentilezza e generosità. Non era raro incontrarlo al Cinema Ritrovato di Bologna, che frequentava regolarmente, davanti ai numerosi cinema che proiettavano le rarità sottratte agli archivi. Fu così che, da giovane cinefilo, ebbi la fortuna di conoscerlo un giorno: avevo corso per raggiungere il cinema in tempo per la proiezione e gli chiesi – senza averlo riconosciuto – di tenermi il posto (e il cartone della pizza) mentre mi precipitavo fuori a prendere dell’acqua.
Quando tornai, cominciammo a parlare e mi resi conto di chi mi stava tenendo il posto davanti a una fiumana di persone che continuava a chiedergli se fosse libero. Eppure, non esitò a rivolgermi alcune parole che mi lusingarono: “Sai, le prime commedie di Hou Hsiao-Hsien erano… ah, ma che sto dicendo! Ne sai certo più tu di me di tutti questi film. Che altro potrei aggiungere?”. Per un giovane cinefilo come me, quel gesto significò moltissimo.
Christopher Small
Editorial Manager e Responsabile della Critics Academy