Un bellissima popstar dai capelli rosa cavalca una balena, volando attraverso una realtà del cyberspazio.
Il suo nome è Belle e comincia a cantare una canzone sparata da amplificatori enormi anche loro sulla schiena della balena. I suoi fan sono in delirio, galleggiano tutti intorno, si consolano nella gioia e condividono il loro entusiasmo attraverso una cascata di messaggi ed emoji.
Questo è il mondo di U, un social network che ha cinque miliardi di utenti, dove ognuno può rinascere com un avatar che massimizza la forza interiore.
Nella vita reale, Belle è in realtà Suzu, una diciassettenne che ha perso la madre in un tragico incidente e la cui vita da allora si è basata sul dolore. A scuola è timida e goffa. A casa la distanza emotiva dal padre è evidente. Ba su U può vivere tutti i suoi sogni: può diventare anche più popolare delle ragazze più carine della scuola, o conquistare l’attenzione del rubacuori della classe.
Alternando la bellezza rurale della Prefettura di Kochi, dove vive Suzu, e la iper-realtà digitale di U, la storia di crescita del maestro dell’animazione Mamoru Hosoda si dimostra ammirevolmente libera del cinismo nei confronti dell’uso dei social media.
Quando una figura misteriosa, chiamata il Drago, compare su U, Belle si ritrova in una ricerca per scoprire la sua vera identità e lo salva dai suoi persecutori sia nel mondo reale che inquietante quello digitale.
The Beauty and the Beast è la pietra di paragone per Hosoda.Aggiornando al sua celeberrima iconografia, forma una favola contemporanea commovente, che mostra una straordinaria comprensione delle gioie, dei dolori, delle paure e delle ambizioni dell’adolescenza.
Nonostante Studio Ghibli sia lo studio più famoso a livello internazionale, Belle: Ryū to sobakasu no hime dimostra che lo Studio Chizu di Hosoda – che ci ha già regalato meraviglie come Wolf Children (2012) e Mirai (2018) – appartiene alla stessa categoria.
Giovanni Marchini-Camia